Martin Luther King

"La vigliaccheria chiede: E' SUCURO?
L'opportunita' chiede: E' CONVENIENTE?
La vana gloria chiede: E' POPOLARE?
La coscienza chiede? E' GIUSTO?
Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non e' nè sicura, nè conveniente, nè popolare; ma bisogna PRENDERLA, perchè è giusta."
Martin Luther King

Islanda: Storia di una Rivoluzione Pacifica


Questo articolo che vado a riportare, è dedicato al popolo Greco, a cui va tutta la nostra solidarietà.
Un popolo che tutt'ora paga la colpa di mafiosi che giocano sulla pelle dei cittadini per ricavare ulteriori guadagni.
I Greci, un tempo leader incontrastati della storia, oggi si ritrovano ad essere picchiati dalle loro stesse guardie.
La crisi greca è un'altra di quelle cose che guardiamo dalla finestra, un pò inebetiti chiedendoci se anche noi presto saremo in piazza a lottare per il pane.
Riporto questo articolo tratto da gqitalia, nel quale si racconta una delle più importanti rivoluzioni pacifiche viste in Europa.
Racconta di come in breve tempo gli Islandesi si siano tolti dal Fondo Monetario Europeo ed abbiano incriminato i Veri fautori della loro Crisi Nazionale.
Ripensandoci bene, ad oggi gli Stati che patiscono meno la crisi in Europa, sono proprio quelli che non hanno venduto la loro moneta per l'Euro, alludo a Gran Bretagna e Svizzera naturalmente.
Ai tempi della vecchia Lira in effetti pagavamo le tasse solamente ad una Nazione, oggi quanto ci costa mantenere due Parlamenti con i rispettivi parlamentari?
Forse in tempi di grandi manovre un bel pensierino potremmo farlo anche noi...
Lascio a Voi le vostre valutazioni.



"Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato". (Martin Luther King )


Questa è la storia di una rivoluzione. Sta accadendo ora, in Europa: anche se ad accorgersene sono pochissimi. Forse perché a farle da sfondo è l'Islanda: 103 mila chilometri quadrati, 320mila abitanti, una capitale grande come Reggio Emilia, cognomi impossibili. Eppure di rivoluzione si tratta: governo costretto alle dimissioni, banche nazionalizzate, banchieri arrestati, democrazia popolare. Roba pericolosa, penserà qualcuno. Forse, ma bisognerebbe capire per chi: non per gli islandesi, che così hanno salvato il loro Paese dalla crisi economica (nella quale l'Italia, ad esempio, resta impantanata), e lo stanno trasformando in un esperimento senza precedenti. Vale la pena dare un'occhiata, a una rivoluzione così. Ecco la sua storia.
Tutto inizia nel 2001. È allora che il governo islandese inizia a privatizzare il settore bancario. La mossa avrà la sua conclusione due anni dopo, nel 2003. Le tre banche principali - Landbanki, Kapthing e Glitnir - offrono alti interessi attraverso un programma chiamato IceSave. I soldi iniziano ad arrivare, specie da Inghilterra e Olanda. Tra il 2002 e il 2008 la Borsa islandese sale del 900 per cento, il prodotto interno lordo cresce del 5.5 per cento l'anno. Ritmi impossibili per qualunque altro Paese occidentale. Ma crescono anche i debiti delle banche: nel 2007 arrivano al 900% del PIL islandese. Ed è a quel punto, nel 2008, che il geyser della crisi economica esplode.
Gli investitori stranieri chiedono alle banche di rendere loro il denaro. Il governo non ha le risorse per salvarle, e così finiscono in bancarotta. Per gli islandesi si tratta di un danno enorme: il governo è costretto a nazionalizzare gli istituti bancari e a promettere che i cittadini non perderanno gli investimenti in denaro, ma il valore di molti altri investimenti crolla in modo verticale. La Corona perde l'85% del suo valore di cambio sull'euro. Alla fine del 2008 il governo islandese si dichiara insolvente: è la bancarotta.
Il governo fa quello che tutti i governi fanno, in casi simili: bussa alle porte del fondo Monetario Internazionale e dell'Unione Europea. Sembra l'unico modo per ripagare i debiti nei confronti degli investitori inglesi e olandesi, che ammontano a 3,5 miliardi di euro. È il gennaio 2009. Per trovare i soldi necessari, il governo studia un prelievo straordinario: ogni cittadino islandese avrebbe dovuto pagare 100 euro al mese per 15 anni, a un tasso di interesse del 5,5% annuo. Il tutto per pagare danni creati da altri: un debito contratto da banche private nei confronti di altri soggetti privati. È a quel punto che la rabbia popolare esplode. A guidarla, in qualche modo, ci sono un cantante e una donna, lesbica. E' l'alba della rivoluzione islandese.
Di fronte alla situazione economica del Paese, i cittadini islandesi scendono in piazza. Non per un giorno solo: per 14 settimane. Cingono d'assedio il Parlamento, chiedendo una sola cosa: le dimissioni di un governo, quello conservatore di Geir Haarde, dimostratosi incapace di gestire la crisi e di sbattere la porta in faccia agli organismi internazionali che chiedevano a tutti i cittadini di pagare le colpe di altri.
Il culmine della protesta si raggiunge il 20 gennaio 2009. Mentre a Washington l'America saluta l'entrata in carica del suo primo presidente di colore, a Reykjavik la popolazione segue le parole di un altro uomo dal carisma innegabile. Si chiama Hordur Torfason, di mestiere fa il cantautore. È gay, è stato il fondatore del primo movimento per i diritti degli omosessuali in Islanda. Era il '78, e le sue canzoni non erano viste con favore. Troppo estreme. D'altronde Torfason sostiene che "il compito di un artista è criticare l'autorità". Torfason mette in scena una protesta solitaria nell'ottobre 2008, all'esplodere della crisi. Nel corso delle settimane diventa un punto di riferimento. Il 20 gennaio è in piazza mentre la popolazione si scontra con la polizia, ed è ancora lì anche il 21, e il 22. Il 23 gennaio il premier annuncia le dimissioni. La gente non se ne va: non ancora. Chiede elezioni immediate e una scena politica nuova. Il 26 gennaio Haarde se ne va. Il 1 febbraio l'Islanda ha una nuova premier. E anche questa è una rivoluzione.
Il nuovo primo ministro si chiama Johanna Sigurdadottir, ha 58 anni. È la prima donna premier dell'Islanda, e la prima omosessuale al mondo a diventare primo ministro. A metà degli ani '90, quando non venne eletta alla guida del suo partito, urlò: "Minn timi mun koma!", "Verrà il mio momento". Quelle parole sono entrate nell'uso comune, in Islanda. E Johanna ha visto realizzarsi la sua profezia.
Il suo primo passo è di indire le elezioni: le vince. Il secondo è di confermare la volontà dell'Islanda di pagare i debiti a Olanda e Inghilterra. Il parlamento dà vita a una norma che contiene una supertassa. È il febbraio 2010 quando il presidente Grimsson si rifiuta di ratificarla, ascolta la voce della piazza e indice un referendum sulla tassa. La pressione sull'Islanda è alle stelle. Olanda e Inghilterra minacciano di isolare l'Islanda, se sceglierà di non ripagare i debiti. Il fondo Monetario lega alla decisione il versamento degli aiuti. "Ci dissero che se non avessimo accettato le condizioni della comunità internazionale saremmo diventati la Cuba del Nord", ricorda Grimsson. "Ma se le avessimo accettate saremmo diventati la Haiti del Nord".
Il referendum si tiene a marzo 2010: il 93% dei votanti decide di rischiare di diventare la Cuba del Nord. Il Fondo Monetario congela immediatamente gli aiuti. Il governo risponde mettendo sotto inchiesta i banchieri e i top manager responsabili della crisi finanziaria. L'Interpol emette un mandato di arresto internazionale per l'ex presidente della banca Kaupthing, Einarsson, mentre altri banchieri implicati nel crac fuggono dal Paese. Può essere l'inizio della fine dell'Islanda, vista come un paria a livello internazionale e alle prese con una rivolta continua. È l'inizio della rinascita.
L'Islanda aveva deciso di imboccare una strada strettissima: non ripagare i debiti delle banche (private) nei confronti di investitori stranieri; rinunciare agli aiuti del Fondo Monetario Internazionale, vincolati a politiche economiche liberiste; dare la caccia ai banchieri responsabili della crisi, per cercare di avere giustizia. Ma il colpo d'ali arriva con due altre decisioni: quella di fidarsi più dei semplici cittadini che dei politici di professione, e quella di aumentare le libertà, quando il timore avrebbe potuto spingere in direzione ostinata e contraria.
A novembre 2010 il governo decide di modificare la Costituzione: la ricostruzione deve partire dalle fondamenta. Quella in vigore era una carta copiata letteralmente da quella danese (unica differenza: nella Costituzione danese si parla di "re", in quella islandese di "presidente"). Per riscriverla il popolo sceglie, con delle elezioni, 25 cittadini, dotati di tre requisiti fondamentali: essere maggiorenni, avere raccolto le firme di 30 cittadini a supporto della loro candidatura, non avere tessere di partito. Niente politici, si riparte dai semplici cittadini.
I lavori di questa assemblea costituente partono nel febbraio 2011. Sono trasmessi in streaming su internet: e i 25 raccolgono i suggerimenti e le richieste che arrivano attraverso il web da ogni parte del Paese, specie dalle diverse assemblee popolari che hanno luogo in tutta l'Islanda.  Una volta terminata, la Magna Charta dovrà essere approvata dall'attuale Parlamento e da quello che uscirà dalle prossime elezioni legislative.
L'altro colpo d'ala è quello di creare l'Icelandic Modern Media Initiative. È un progetto semplice: la trasformazione dell'Islanda nel paradiso della libera informazione. L'isola si dota di una cornice legale che protegge il giornalismo investigativo, l'identità delle fonti, gli internet provider che divulgano news. La speranza, la convinzione, è che solo un'informazione completamente libera, e il più possibile diffusa, possa fare da anticorpo contro l'ingiustizia. E aiutare, se non a fermare le crisi economiche, a vederle arrivare, ad attribuire responsabilità, a cercare giustizia.
Oggi l'Islanda ha una disoccupazione al 9%. Altissima per gli standard dell'isola, che prima della crisi erano dell'1%. Ma i segni della rinascita sono ovunque. Gli islandesi hanno sfidato i giganti della finanza, il proprio governo, gli organismi internazionali, i ricatti di altri Paesi. Hanno affidato le loro sorti a 25 cittadini comuni, a una costituzione scritta su internet, a un'informazione senza vincoli. Stanno rinascendo. Provate a non chiamarla rivoluzione.
Davide Casati




Prosegui leggendo: Islanda libera dal Fondo Europeo

Controllo della Mente o Viral Marketing?


Gia' da qualche mese nelle sale cinematografiche e su qualche sito internet girava questo video spot o choc, il quale invitava gli spettatori a lanciarsi in una nuova avventura mentale nella quale un semplice impianto inserito nel cervello gli avrebbe fatto rivivere un'esperienza virtuale (in questo caso una vacanza) come se l'avesse vissuta realmente. Lo slogan e'
"Cerchiamo volontari per test rivoluzionario di impianto di ricordi". A questo punto siamo andati a verificare il test e leggendo nelle clausole in piccolo abbiamo notato che accettando il consenso si autorizza automaticamente il trattamento TOTALE dei dati personali e delle informazioni inserite su facebook (quindi la totalita' dei cazzi nostri e non solo), e nel caso in cui il test andasse a buon fine tutti i diritti pubblicitari riguardanti il vincitore sarebbero stati di proprieta' dell'Atrapalo, la ditta promotrice di questo esperimento.
Per alcuni questa notizia sembrera' semplice progresso tecnologico, per altri l'inizio di un controllo sperimentale delle menti per altri ancora uno spettacolare Viral marketing, che e' spiegato da Wikipedia: il marketing virale è un tipo di marketing non convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio ad un numero elevato di utenti finali. La modalità di diffusione del messaggio segue un profilo tipico che presenta un andamento esponenziale.

Purtroppo dietro questa ditta non si sa bene chi tiri i fili, si sa che la sede commerciale e' a Barcellona, la principale fonte di guadagno e' uno sconosciuto sito di viaggi (forse in cerca di notorieta') e che non sdegna la vendita di pubblicita',  inoltre non esiste una legge che vieti questi impianti e se tutto questo fosse vero il tipo di impianto sperimentato e quindi commercializzato potrebbe veramente diventare un'arma utile a chi ha un secondo fine...
Quale sara' il prossimo futuro? La pubblicita' sara' inviata direttamente nella mente? Messaggi con fini distuttivi, religiosi, politici, militari, economici, commerciali, ecc...?

Per ora tutto quello che si sa' e' che son state selezionate 3 ragazze, vincitrici di questi test selettivi.
Probabilmente tutto si chiudera' in una bolla di sapone oppure rinnoveranno il messaggio pubblicitario in qualche altro sorprendente modo; forse inviandolo direttamente nella nostra testa!
Vi riproponiamo il video in modo che voi possiate trarre le vostre conclusioni.



E' possibile che film come Johnny mnemonic, Matrix, Atto di forza o Inception, dove l'impianto celebrale e' la normalita', tra breve non siano soltanto frutto della mente troppo fantasiosa di un regista ma pura realta'. 





I risultati della marea nera targata BP, iniziano a farsi vedere



E' evidente che chiudere gli occhi sulle catastrofi naturali non elimina il problema,
probabilmente la prima risposta e': "Tanto cosa ci possiamo fare?"... e' la frase piu' gettonata per scaricare dalla propria coscienza qualsiasi remota responsabilita'.
La Terra e' rotonda, i problemi non migrano su altri pianeti!
Presto o tardi si avranno ripercussioni sulla razza umana. Che a quel punto provera' sulla propria pelle il danno che ha provocato all'intero eco sistema per decenni.
Un esempio? Dagli anni 50' in poi si son scoperte malattie autoimmuni e neurologiche che prima neanche si conoscevano.
Cosa ci possiamo fare? Iniziamo a parlar di meno di campionato e di reality e piu' di cio' che abbiamo attorno. Questo creera' una presa di coscienza collettiva che andra' ad influire sul mercato mondiale cambiando lo stile di vita e gli acquisti.

L'articolo tratto da ilcambiamento, lancia l'allarme moria di pesci di fronte alle coste del messico.

di Tamara Mastroiaco - 10 Marzo 2011

cucciolo delfino morto
Venti cuccioli di delfini appena nati o abortiti spontaneamente per cause ancora ignote sono stati trovati spiaggiati lungo le coste della Louisiana
Secondo gli ultimi dati della National Ocaeanic and Atmospheric Administration (NOAA), dal 1° gennaio ad oggi più di ottanta delfini morti - di cui quarantadue cuccioli - sono stati rinvenuti lungo le coste della Louisiana, Missisipi, Alabama e Florida.
Secondo Moby Solangi, direttore dell'Institute of Marine Mammal Studies (IMMS), nella stagione delle nascite che raggiunge il suo culmine a marzo, normalmente si possono trovare al massimo uno o due delfini morti. Per qualche ragione ancora sconosciuta agli scienziati, questi piccoli delfini sono nati morti o sono stati abortiti spontaneamente.
Solangi afferma che non è una coincidenza e che alla base di questa moria di cuccioli c'è una ragione ben precisa. Con il suo team sta effettuando una serie di analisi per risalire alla causa della morte dei piccoli tursiopi. Gli scienziati procedono eseguendo l'autopsia sui cadaveri dei mammiferi, prelevando e analizzando del tessuto dal corpo per verificare la presenza di eventuali malattie, infezioni virali, tossine.
Purtroppo - questo procedimento può richiedere diverse settimane o addirittura mesi di lavoro - afferma Solange - e senza il responso delle analisi è prematuro capire cosa sta causando quest'allarmante strage di delfini cuccioli. Solange non esclude una possibile connessione tra la loro morte e la fuoriuscita di petrolio avvenuta per esplosione della piattaforma Deepwater nel Golfo del Messico.
Il direttore dell'IMMS ha assolutamente affermato che è un fattore da considerare poiché la marea nera è durata diversi mesi, ha coperto decine di chilometri quadrati di territorio invadendo gran parte degli habitat di questi animali.
delfino morto
Gli scienziati procedono eseguendo l'autopsia sui cadaveri dei mammiferi, prelevando e analizzando del tessuto dal corpo
Gli scienziati non riescono però a spiegarsi come la fuoriuscita di petrolio potrebbe aver colpito i delfini che ancora si trovavano nel grembo materno, dal momento che, non essendo stati concepiti prima o durante le settimane peggiori della fuoriuscita, non sono venuti direttamente a contatto con gli olii rilasciati e normalmente la contaminazione avviene per inalazione o ingestione diretta o indiretta (per esempio mangiando pesce contaminato).
Il biologo marino e direttore della North Gulf Oceanic Society (NGOS), Craig Matkin seguì gli effetti della fuoriuscita di petrolio della Exxon Valdez nel 1989 su popolazioni di balene in Alaska; egli afferma che, se anche esistesse un legame tra la marea nera e i delfini morti, sarebbe davvero difficile dimostrarlo. Gli insetticidi, i pesticidi (ad esempio il DDT), gli Inquinanti Organici Persistenti sono insolubili in acqua, si propagano nell'aria, nell'acqua a causa della loro scarsa degradabilità e data la loro lipofilia penetrano e si accumulano facilmente nei tessuti adiposi degli animali.
Gli idrocarburi del petrolio - afferma Matkin - vengono invece trasformati dal corpo rapidamente e non persistono nei tessuti. Per questa ragione Matkin sostiene che sarà davvero difficile trovare un collegamento tra i due eventi ad un anno dal disastro.
Blair Mase, coordinatore del Southeast Marine Mammal Stranding Network of the National Atmospheric and Oceanic Administration, ha aggiunto che "probabilmente non riusciranno a trovare nessuna risposta soddisfacente a questa moria di giovani delfini come è successo anche in passato". Infatti dal 1990 ad oggi si sono verificati quattordici eventi di mortalità insoliti ma gli scienziati sono stati in grado di determinare le cause solo di sei casi su quattordici.
delfino morto
La marea nera è durata diversi mesi, ha coperto decine di chilometri quadrati di territorio invadendo gran parte degli habitat dei delfini
A prescindere dai risultati che il team comunicherà dopo aver effettuato tutte le analisi necessarie, i danni causati dalla marea nera nel medio e lungo periodo sono in ogni caso meno evidenti ma sicuramente più subdoli.
È oramai dimostrato che l'esposizione per un medio o lungo periodo a dosi anche minime di petrolio determina l'insorgere di diversi tipi di tumori in diversi organismi e inoltre non dobbiamo sottovalutare gli strumenti e le sostanze chimiche che sono state utilizzate per arginare la marea nera: i solventi ad esempio sono altamente tossici per molti organismi marini o le pompe o aspiratori utilizzate per il recupero del petrolio spiaggiato danneggiano gli ambienti e arrecano disturbo agli uccelli marini se questi strumenti vengono adoperati nei periodi in cui questi animali si riproducono.
Possiamo solo sperare che verranno intensificate e pianificate opere per mettere in sicurezza navi e piattaforme se nel futuro vogliamo evitare di assistere impotenti a disastri del genere, capaci di provocare danni incalcolabili alla biodiversità del Pianeta.

Gatti fluorescenti contro l’Aids.

Tratto da ilcambiamento

gatto fluorescenteI ricercatori della Mayo clinic di Rochester del Minnnesota (Usa) hanno annunciato di aver 'creato' gatti geneticamente modificati per studiare l'HIV. Secondo l'Enpa il problema non è soltanto di ordine etico ma anche di natura scientifica: la differenza sostanziale tra il modello umano e quello degli altri animali.

di ENPA - 13 Settembre 2011


I ricercatori della Mayo clinic di Rochester del Minnnesota hanno annunciato di aver 'creato' gatti geneticamente modificati per studiare l'hiv
“Ieri il cane 'ri-progettato' per brillare di verde quando esposto alle luce ultravioletta, oggi i gatti fluorescenti. E domani? Quale altra delizia degna di una piccola bottega degli orrori ci riserveranno i 'Frankenstein' della ricerca scientifica?”. Questo il commento del direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, alla notizia dei mici transgenici 'programmati' per studiare tra gli altri i meccanismi virali che stanno alla base di alcune patologie.
“Cani, gatti, topi, cavie e tutti gli altri esemplari reclusi nei laboratori – prosegue Ferri – sono condannati a vivere una condizione doppiamente innaturale. Infatti, oltre ad essere 'prodotti' artificialmente dall’uomo sono costretti a vivere la loro intera esistenza tra le quattro pareti di un laboratorio, sopportando atroci sofferenze”.
Ma il problema non è soltanto di ordine etico, è anche di natura scientifica. “Sebbene le dichiarazioni dei padri del micio transgenico siano trionfalistiche, il vero punto debole della loro ricerca è la differenza sostanziale, e ineliminabile, tra il modello umano e quello animale – aggiunge il direttore scientifico dell’Enpa -. Del resto, se così non fosse che bisogno ci sarebbe di ripetere, spesso con esiti disastrosi, gli stessi esperimenti anche sui pazienti umani?”.
I progressi della scienza medica e della farmacopea possono essere garantiti con ben noti ed efficaci metodi sostitutivi quali, ad esempio, la tossicogenomica – vale a dire il metodo attraverso il quale viene misurato il livello di tossicità di qualunque sostanza ponendola a contatto con il Dna di una cellula –, i test in vitro o l’utilizzo di validissime simulazioni computerizzate.
“A dispetto di ciò si continua a percorrere pedissequamente una vecchia strada perché, come affermano autorevoli scienziati, tra cui il biologo italiano Gianni Tamino, il tossicologo molecolare Claude Reiss, il presidente dell’associazione internazionale veterinari per i diritti degli animali, Andrew Knight, la sperimentazione animale serve ad alimentare i profitti delle multinazionali che la finanziano – conclude Ferri -. Peccato però che a pagare il conto siano i malati stessi che attendono una cura per numerose patologie alle quali la scienza medica, piegata sulla sperimentazione, non sa ancora dare una risposta”.

Ecomafia 2011: le storie e i numeri della criminalità ambientale


Tratto da ilcambiamento

tir rifiuti

30.824 illeciti ambientali accertati nel 2010, 84 al giorno, 3,5 ogni ora. 19,3 miliardi di euro di fatturato, 2 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati, 26.500 nuovi immobili abusivi stimati, 290 i clan coinvolti. Questi solo alcuni dei numeri contenuti nel dossier di Legambiente Ecomafia 2011. In testa alla classifica dell'illegalità è ancora la Campania seguita da Calabria, Sicilia e Puglia ma crescono fortemente gli illeciti in Lombardia.

di Legambiente - 8 Giugno 2011


1.117 chilometri. Più o meno da Reggio Calabria a Milano. Questa la lunga strada che 82.181 tir carichi di rifiuti potrebbero coprire
1.117 chilometri. Più o meno da Reggio Calabria a Milano. Questa la lunga strada che 82.181 tir carichi di rifiuti potrebbero coprire. Una interminabile autocolonna 'immaginata' sommando i quantitativi di rifiuti (2 milioni di tonnellate) sequestrati solo in 12 delle 29 inchieste per traffico illecito di rifiuti messe a segno dalle forze dell’ordine nel corso del 2010. Una strada impressionante eppure ancora sottostimata, perché i quantitativi sequestrati sono disponibili per meno della metà delle inchieste ma anche perché, com’è noto, viene normalmente individuata solo una parte delle merci trafficate illegalmente.

540 campi da calcio, invece, possono rendere l’idea del suolo consumato nel 2010 dall’edilizia abusiva, con 26.500 nuovi immobili stimati. Una vera e propria cittadina illegale, con 18.000 abitazioni costruite ex novo e la cementificazione di circa 540 ettari.

Bastano questi semplici esempi a illustrare la gravità del saccheggio del territorio descritto e analizzato nel rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, presentato ieri a Roma, presso la sede del Cnel, durante una conferenza stampa che ha visto la partecipazione di Antonio Marzano (Presidente CNEL), Vittorio Cogliati Dezza (Presidente nazionale Legambiente), Enrico Fontana (Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità - Legambiente), Alfredo Mantovano (Sottosegretario Ministero Interno), Fabio Granata (Vice Presidente Commissione Antimafia), Marcello Tocco (Coordinatore osservatorio socio-economico sulla criminalità – CNEL), Alessandro Bratti (Comm. Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti), Paolo Russo (Presidente Comm. Agricoltura Camera dei Deputati), Roberto Della Seta (Comm. Ambiente, Senato), Cristiana Coppola (Vice Presidente Mezzogiorno Confindustria), Francesco Ferrante (Comm. Ambiente, Senato), Luca Palamara (Presidente Ass. Nazionale Magistrati).

Sono 290 i clan ben impegnati nel business dell’ecomafia censiti nel rapporto, 20 in più rispetto al 2009; 19,3 miliardi di euro invece è il giro d’affari stimato per il solo 2010. Nel complesso, la Campania continua a occupare il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale, con 3.849 illeciti, pari al 12,5% del totale nazionale, 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, seguita dalle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa: nell’ordine Calabria, Sicilia e Puglia, dove si consuma circa il 45% dei reati ambientali denunciati dalle forze dell’ordine nel 2010. Un dato significativo ma in costante flessione rispetto agli anni precedenti, in virtù della crescita, parallela, dei reati in altre aree geografiche. Si segnala, in particolare, quella nord Occidentale, che si attesta al 12% a causa del forte incremento degli illeciti accertati in Lombardia.


colletti bianchiIl business dell'ecomafia si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti 'colletti bianchi'
“Come un virus, con diverse modalità di trasmissione e una micidiale capacità di contagio. Questa l’immagine dell’ecomafia che emerge dal rapporto 2001 – ha dichiarato Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità dell’associazione -. Un virus che avvelena l’ambiente, inquina l’economia, mette in pericolo la salute delle persone; che ha un sistema genetico locale e una straordinaria capacità di connessione su scala globale: può nascere, infatti, in provincia di Caserta o di Reggio Calabria e riprodursi a Milano, entrare in simbiosi con altre cellule in altre città europee, saldare il suo Dna con ceppi lontani, fino a Hong Kong.

I fenomeni di criminalità ambientale continuano a diffondersi senza incontrare adeguate resistenze, determinando impressionanti sottrazioni di risorse naturali e gravi distorsioni dell’economia, con significativi contraccolpi sulle possibilità di crescita per le imprese virtuose. Eppure, nonostante i ripetuti allarmi, poco o nulla è stato fatto sul versante della prevenzione e degli strumenti indispensabili per prosciugare il 'brodo di cultura' del virus eco mafioso, che così continua a diffondersi e moltiplicarsi approfittando di gravi sottovalutazioni, molte complicità e troppi silenzi”.

“Numerose indagini e i rapporti sull’ecomafia finora realizzati dimostrano che il business dell’ecomafia, con la sua capacità pervasiva e la possibilità di occupare stabilmente posti chiave dell’economia, si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi (impiegati e quadri in ruoli chiave delle amministrazioni) e alle infiltrazioni nell’imprenditoria legale – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Fenomeno che si aggrava notevolmente nelle fasi di crisi economica e di scarsità finanziaria e che rende difficoltoso la svolgimento delle indagini e la ricerca delle responsabilità che si perdono in un percorso travagliato tra legalità e malaffare. Per porre rimedio a questa situazione, avevamo atteso con ansia il decreto col quale il governo deve recepire la Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, inserendo finalmente i delitti ambientali nel Codice Penale. Purtroppo, ad oggi, lo schema approvato rappresenta una vera e propria ‘occasione mancata’.

Si rimane, infatti, nel solco delle fattispecie contravvenzionali, senza riuscire a individuare i delitti, con l’effetto di continuare a fornire alle forze che devono indagare e reprimere armi spuntate: nessuna possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali, impossibilità delle rogatorie internazionali, tempi brevissimi di prescrizione”.

rifiuti
Le forze dell’ordine hanno accertato circa 6.000 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti (circa 1 reato ogni 90 minuti)
Gli illeciti accertati sono stati 30.824, con un incremento del 7,8% rispetto 2009: più di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. I reati relativi al ciclo illegale di rifiuti (dalle discariche ai traffici illeciti) e a quello del cemento (dalle cave all’abusivismo edilizio) rappresentano da soli il 41% sul totale, seguiti dai reati contro la fauna, (19%), dagli incendi dolosi (16%), da quelli nella filiera agroalimentare (15%), mentre tutti le altre tipologie di violazioni non superano complessivamente il 6% degli illeciti accertati.

Dietro questi numeri c’è l’impegno, costante, di tutte le forze dell’ordine: il lavoro svolto in generale dal Corpo forestale dello Stato e da quelli delle regioni a statuto speciale, soprattutto per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento; l’attività d’indagine sviluppata dal Comando tutela ambiente dell’Arma dei carabinieri in particolare per quanto riguarda i traffici illegali di rifiuti; l’incremento dei reati denunciati dalle Capitanerie di porto, quasi raddoppiati rispetto al 2009; l’azione della Guardia di finanza per i reati economici in campo ambientale; quella in crescita, così come i risultati, dell’Agenzia delle Dogane e in particolare dell’Ufficio antifrode contro i traffici internazionali di rifiuti e di specie protette; l’attenzione crescente della Polizia di Stato e quella diffusa sul territorio delle diverse Polizie provinciali.

Attività a cui si deve aggiungere il lavoro svolto, come sempre, dal Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e il contributo specifico, che pubblichiamo anche quest’anno, della Direzione investigativa antimafia, impegnata in particolare nell’analisi dei fenomeni d’infiltrazione dei clan nel ciclo dei rifiuti.

Il 2010 è un anno da record per le inchieste sull’unico delitto ambientale, quello contro i professionisti del traffico illecito di veleni (art. 260 Dlgs 152/06): sono state ben 29, con l’arresto di 61 persone e la denuncia di 597 e il coinvolgimento di 76 aziende. Altre 6 inchieste di questo tipo si sono svolte nei primi quattro mesi del 2011, mentre in totale – cioè dalla sua entrata in vigore nel 2002 a oggi – sono salite a quota 183. Il fenomeno si è oramai allargato a tutto il paese, consolidandosi in strutture operative flessibili e modulari, in grado di muovere agevolmente tonnellate di veleni da un punto all’altro dello stivale.

I numeri e i dati relativi alle attività d’indagine svolte sui traffici illeciti non esauriscono l’azione di contrasto dei fenomeni di smaltimento illegale. Sempre nel corso del 2010, le forze dell’ordine hanno accertato circa 6.000 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti (circa 1 reato ogni 90 minuti). La classifica a livello nazionale è guidata, anche in questo caso, dalle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (nell’ordine Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), ma cresce anche il numero di reati accertati nel Lazio e in Lombardia.

E dove ci sono rifiuti c’è sempre qualcuno che ha la sua ricetta facile di smaltimento, illegale, ovviamente. Da Ascoli Piceno a Montenero di Bisaccia, da Brescia a Reggio Emilia, da Palermo a Cuneo, da Chieri a Teramo, il copione svelato dagli investigatori è sempre lo stesso. Si fanno carte false e si spediscono lungo le rotte illegali, che possono anche essere marine e spingersi fino in Cina. Dai porti di Venezia, Napoli, Gioia Tauro, Genova ma anche Cagliari, dove i carabinieri la scorsa estate hanno scoperto una organizzazione che spediva carichi di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) verso Cina, Malesia, Pakistan, Nigeria, Congo.

cemento
540 campi da calcio possono rendere l’idea del suolo consumato nel 2010 dall'edilizia abusiva
L’Agenzia delle Dogane ha inoltrato alle autorità competenti più di 100 notizie di reato per traffico internazionale di rifiuti (art. 259 Dlgs 152/06) e sequestrato nei porti italiani ben 11.400 tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, il 54% in più rispetto al 2009. Il 60% di questi diretti in Cina, il 12% in Corea del Sud, il 10% in India, il 4% in Malesia e così via.

Per quanto riguarda il ciclo del cemento, nel 2010 sono stati accertati 6.922 illeciti, con 9.290 persone denunciate, più di una ogni ora. La Calabria è la prima regione come numero d’infrazioni (945) seguita dalla Campania, dove si registra il maggior numero di persone denunciate (1.586) e dal Lazio. Secondo le stime del Cresme, nel 2010 sono stati 26.500 i casi gravi di abusivismo, tra nuove costruzioni (18.000), ampliamenti e cambiamenti di destinazioni d’uso. E, come se non bastasse, si continua a costruire abusivamente e fuori controllo in un territorio ad alto rischio idrogeologico.

Sempre la Calabria, regione con il 100% dei comuni interessati da aree a rischio idrogeologico solcata da torrenti e fiumare, nulla ferma l’avanzata del cemento abusivo. Lungo la costa è accertato un abuso ogni 100 metri, 5.210 in tutta la Regione e 2.000 nella sola Provincia di Reggio Calabria. La Campania dal 1950 al 2008 è stata fra le regioni più colpite da eventi franosi, piangendo anche 431 vittime, e da inondazioni con 211 vittime (Fonte: Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-Irpi). Ebbene, in un così fragile territorio in soli dieci anni sono state realizzate 60.000 case abusive, 6.000 ogni anno, 16 al giorno.

Anche le frodi alimentari sono state al centro dell’intenso lavoro di tutte le forze dell’ordine, in particolare del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute e del Nucleo Agroalimentare e Forestale del Corpo forestale dello Stato. Nel 2010 sono state 4.520 le infrazioni accertate nel settore, 2.557 le denunce e 47 gli arresti; mentre il valore dei sequestri ha raggiunto una cifra che supera i 756 milioni di euro. Il maggior numero di reati è stato riscontrato nel settore delle carni e allevamenti (1.244), della ristorazione (1.095) e dei prodotti alimentari vari. Le strutture chiuse e sequestrate sono state 1.323 con il sequestro di quasi 24 milioni di chili/litri di merci. Secondo la Cia il fatturato si aggira intorno ai 7,5 miliardi di euro.


In testa alla classifica dell'illegalità è sempre la Campania seguita da Calabria, Sicilia e Puglia
In questo rapporto viene stimato, dal Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, anche il business dell’arte rubata: il valore di opere e reperti recuperati ammonta, solo nel 2010, a più di 216 milioni di euro. In leggera flessione il numero di furti (983, l’anno prima erano stati 1.093), quasi 3 al giorno, ma cresce in maniera esponenziale il numero di oggetti trafugati: 20.320 lo scorso anno, erano 13.219 nel 2009. Nel totale ci sono state 1.237 persone indagate e 52 arresti. Da segnalare anche i furti nel settore dei libri, documenti antichi e beni archivistici di rilevante interesse storico-culturale, a danno di istituti, enti e biblioteche pubbliche e private dove spesso gli ammanchi sono ignorati a causa della incompleta catalogazione dei testi, della estrema facilità di trasporto e parcellizzazione dei beni sottratti.

Nel 2010 il numero di documenti e libri denunciati come sottratti è stato nettamente superiore a quello registrato nel 2009 (11.712 a fronte di 3.713). Da sottolineare gli ottimi risultati investigativi in fatto di recupero di oggetti d’arte: nel 2010 la cifra sale a quota 84.869, dei quali 79.260 provenienti direttamente da furti.

Sempre nell’ultimo anno le forze dell’ordine hanno accertato 5.835 reati commessi contro la fauna, quasi 16 al giorno: +13,2% rispetto al 2009 per un business che ogni anno si aggira intorno ai 3 miliardi di euro ed è sempre più globalizzato. Secondo il Corpo Forestale dello Stato, la stragrande maggioranza degli accertamenti, oltre 39.000, è avvenuta in ambito doganale a causa dell’espansione globale dei mercati orientali (a partire da quello cinese) con un volume d’affari di specie animali e vegetali e di prodotti lavorati che supera ormai, a livello mondiale, i 100 miliardi di euro all’anno.

A concludere affari con l’ecomafia è spesso un vero e proprio esercito di colletti bianchi e imprenditori collusi. Ampia disponibilità di denaro liquido da una parte, competenze professionali e società di copertura dall’altra hanno trovato nel business ambientale una perfetta quadratura. I ‘Sistemi criminali’ (dalla definizione del magistrato Roberto Scarpinato) sono la sintesi migliore per capire l’ecomafia di oggi. I ‘Sistemi criminali’, sono network illegali complessi dei quali fanno parte soggetti appartenenti a mondi diversi: politici, imprenditori, professionisti, mafiosi tradizionali.

Il ‘sistema nervoso’ che mette in comunicazione tra loro tutti i soggetti è costituito dai cosiddetti colletti bianchi, persone con un curriculum di rispettabilità, sociale ed economica. Senza il loro concorso, molti affari illegali non si potrebbero neppure immaginare. È in questo ‘Sistema’ che il virus si modifica, cambia strategia di diffusione, cerca di diventare invisibile agli anticorpi.

Deforestazione: le azioni possibili, prima che sia troppo tardi

Tratto da ilcambiamento

deforestazione

La deforestazione delle foreste tropicali è un problema che ogni giorno prende risvolti sempre più drammatici. Correre ai ripari significa chiarire il coacervo giudirico intorno alla proprietà delle aree boschive ed incrementare le iniziative di sensibilizzazione sul fenomeno. Le azioni possibili devono muoversi, oltre che sul piano della conservazione del patrimonio ambientale, anche a partire da politiche di controllo e certificazione del legname. Prima che sia troppo tardi.

di Romina Arena - 4 Agosto 2011


Dall’11 al 15 luglio l‘Indonesia ha ospitato una Conferenza internazionale dedicata allo sviluppo e alla gestione delle foreste
Dall’11 al 15 luglio l‘Indonesia ha ospitato una Conferenza internazionale dedicata allo sviluppo e alla gestione delle foreste rivolgendo particolare attenzione alla situazione asiatica. L’Indonesia, infatti, è uno degli Stati con la maggiore estensione boschiva del mondo, nonché il paese e con il più alto tasso di deforestazione: il terzo produttore di gas serra dopo Usa e Cina.
Secondo il rapporto Status of Tropical Forest Management 2011, pubblicato di recente dall’International Tropical Timber Organization (ITTO, l’Organizzazione internazionale per il legname tropicale, conta sessanta Paesi membri che, complessivamente, rappresentano l’85% della superficie globale delle foreste tropicali ed oltre il 90% del giro di affari legato al legname), la superficie di foreste sottoposta ad una forma di controllo e certificazione del legname da lì proveniente negli ultimi cinque anni è cresciuta del 50%, con una copertura di circa 53 milioni di ettari. Per converso, tuttavia, questa superficie rappresenta soltanto il 10% delle foreste tropicali complessive. Un dato tutt’altro che rassicurante se si pensa all’impossibilità di regolamentare lo sfruttamento del legname e, di conseguenza, di arginare la deforestazione in generale ed il disboscamento indiscriminato che, secondo l’International Panel on Climate Change (IPCC), incide per il 18% sulla quota di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
foresta tropicaleAttentare alla salute e, in definitiva, alla vita vera e propria delle foreste tropicali è una pratica perpetrata da decenni con il risultato che ogni anno milioni di ettari sono letteralmente cancellati per fare spazio all’agricoltura, alla pastorizia e, di recente alla coltivazione di cerealicoli come la colza, utili per produrre biocarburanti.

La lotta contro il disboscamento passa imprescindibilmente attraverso la capacità di gestire con coscienza l’intero patrimonio ambientale mondiale
Per scongiurare un disastro di dimensioni ciclopiche, le più svariate istituzioni internazionali e forum globali hanno messo in campo numerose iniziative e progetti incentrati sui cambiamenti climatici. Uno di questi progetti è la creazione di un “fondo di sostegno a favore della riduzione delle emissioni generate dalla distruzione e dalla degradazione delle foreste”. Duncan Poore, ex-direttore generale della Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), una delle più note e antiche organizzazioni ambientaliste, riconosce i meriti del fondo, che considera una “promessa”, ma allo stesso tempo pone l’accento sul fatto che esso debba evolversi “nel riconoscimento e nel supporto di iniziative che si concentrino sull’utilizzo sostenibile delle risorse della foresta tropicale, inclusa la produzione sostenibile di legname, opponendosi al fatto che divenga primariamente un fondo per la conservazione delle foreste”. Una delle prime iniziative successive all’impostazine del fondo è stata progettata dall’Ong Wildlife Works per il Kenya, che ha portato alla conservazione di 200 mila ettari di foresta vicino al Kenya’s Tsavo East and Tsavo West National Parks.
La lotta contro il disboscamento passa imprescindibilmente sulla capacità di gestire con coscienza l’intero patrimonio ambientale mondiale. Questo non significa trasformare le foreste in santuari inviolabili, ma riuscire a coscientizzare concretamente l’indotto che lucra sul mercato del legname. Gran parte del problema, infatti, sta nell’ignoranza o nell’indifferenza diffusa dei mercati occidentali della carta e del legname sulla provenienza dei prodotti dalle aree certificate. Una questione di mero opportunismo economico, perché è da molti anni che il prezzo del legname è estremamente basso ed è quindi conveniente per tutti che la situazione rimanga invariata.
Jurgen Blaser, che è stato direttore della Fondazione Svizzera per lo sviluppo e la cooperazione internazionale, ora Helvetas Swiss Intercooperation sostiene che soprattutto nelle nazioni ricche, i consumatori non sembrano intenzionati a pagare prezzi significativamente più alti per legname certificato o verificato legalmente.
mata atlanticaTuttavia il problema principale per la tutela delle foreste è quello dei diritti di proprietà, che in inglese viene definito con la parola 'tenure'; un problema che, nell’affrontare l’argomento desta sempre scarsa attenzione e che però risulta spesso essere cruciale. Questo termine, 'tenure', indica l’insieme delle svariate forme di diritto che singoli, comunità e istituzioni possono avere su una determinata porzione di territorio; diritti che vanno dalla proprietà all’usufrutto, dalla licenza di utilizzo alla servitù passiva, fino a una serie di contratti ed accordi variabili a seconda del caso particolare.

Il problema principale per la tutela delle foreste è quello dei diritti di proprietà
Nel caso delle foreste, è comune pensare che esse siano di esclusiva proprietà dello Stato. Non è così facile, ne così scontato perché la maggior parte della superficie delle foreste tropicali è, letteralmente, 'terra di nessuno',un vero e proprio coacervo di diritti dove ogni cosa è possibile, incluso lo sfruttamento distruttivo. Questa matassa intricata, dunque, impone come prima azione necessaria quella di chiarire, a livello statale e internazionale, quali siano le norme legislative da applicare alle foreste e quali siano gli effettivi diritti di proprietà; definire confini e regole anche solo per fare emergere gli accordi 'sottobanco' che Stati corrotti e altri insospettabili raggiungono con multinazionali senza scrupoli allo scopo di un uso indiscriminato.
Intanto Unimondo ha esordito con una curiosa iniziativa che passa per il social network più popolare del mondo: Facebook. L’iniziativa, battezzata "un fan un albero", punta a sostenere un progetto di riforestazione in Kenya in quattro mosse: si entra su Facebook; si cerca Unimondo face2facebook; si diventa fan; si suggerisce ai propri contatti di diventare fan di Unimondo. Il numero di alberi che sarà piantato in Kenya dipenderà dal numero di amici che diventeranno fan di Unimondo sul social network. La riforestazione è curata da Tree is Life, un gruppo di giovani agroforestali già rodati in questo settore, che Unimondo segue da otto anni. Unimondo pubblicherà periodicamente sul suo portale e su Facebook lo stato di avanzamento del progetto; il lettore di Unimondo, poi, potrà scrivere direttamente al coordinatore di Tree is Life in Kenya per avere un aggiornamento del progetto.

Unione di Corpo e Mente

Questo articolo tratto dal sito mednat cerca di dare una spiegazione in un linguaggio un po' tecnico,

di come passo dopo passo dobbiamo cercare di trovare un giusto equilibrio dentro noi stessi...     
Per molti saranno parole retoriche e sicuramente finchè saranno scettici o cercheranno una formula matematica per arrivarci troveranno soltanto porte chiuse.
Come fare allora per trovare la via giusta?
Il primo passo e' VOLERLO SERIAMENTE CON IL CUORE.
Il secondo e' conoscere L'AMORE INCONDIZIONATO.

Stress ed ansia sono espressioni, fra loro interconnesse. Il problema non è da poco. La nostra è una società nevrotica che si è imposta dei ritmi di vita insostenibili che, prima o poi, finiscono col provocare effetti disastrosi nella psiche e nel corpo, insomma in quell’unità indivisibile che è l’individuo.
Le conseguenze della perdita di armonia di chi vive una vita troppo agitata (o al contrario totalmente rifiutata) sull’equilibrio e la salute psicofisica dell’uomo d’oggi sono sempre più dimostrate.
Sempre più frequentemente studi e ricerche comprovano collegamenti tra la psiche e le strutture profonde biologiche. Sono state verificate interazioni tra depressione e malattia tumorale, tra sofferenza emotiva e sindromi degenerative, tra ripetuti e intollerabili eventi stressanti e gravi patologie del sistema immunitario, tra protratti e dolorosi stati di grande ansietà e malattie cardiache.
L'ansia è definita dallo Zingarelli: "Stato emotivo spiacevole, accompagnato da senso di oppressione, eccitazione e timore di un male futuro, la cui caratteristica principale è la scomparsa o la notevole diminuzione del controllo volontario e razionale della personalità".
L’ansia è un particolare stato di conflittualità psicofisica. Essa è legata allo stress.
Alcuni studiosi hanno identificato lo stato ansioso nella tensione dolorosa tra la parte emotiva e quella cognitiva dell’individuo.
L’ansia scatena un vero e proprio disordine psico-ormonale, che produce uno stato insostenibile di grande difficoltà adattativa, oggi sempre più presente, nell'ambiente artificiale della società industrializzata. Alti livelli d’ansia sono caratterizzati, essenzialmente, da una grande irrequietezza e da penosi sintomi.
Il manuale di classificazione dei disturbi psichici D.S.M. III li elenca:
1) dispnea;
2) palpitazioni cardiache;
3) dolori al torace;
4) sensazione di affogare o di essere soffocato;
5) sbandamenti, vertigini, o sensazione di non stare bene in piedi;
6) sentimenti di irrealtà;
7) parestesie (formicolii alle mani e ai piedi);
8) improvvise sensazioni di caldo e di freddo;
9) sudorazione;
10) sensazione di svenimento;
11) tremori fini o a grandi scosse;
12) paura di morire, di impazzire, o di fare qualcosa di incontrollato durante l’attacco.
Lo stress è la condizione nella quale un organismo si trova quando deve adattarsi a un cambiamento o a una situazione che gli viene imposta. Esso dà luogo ad una ampia serie di sintomi. Lo stress è la risposta organica a tutta una complessità di stimoli considerati pericolosi.
Lo stress logorante porta ad una vera patologia di ansia continua, non strutturata, libera, che investe sia la mente sia il corpo.
Vi sono due tipi di stress. Selye uno lo giudicava positivo e vitale per la vita, che serve a "rendere la persona in grado di aumentare la capacità di comprensione e concentrazione, di decidere con grande rapidità di mettere i muscoli in condizione di muoversi subitaneamente (per attaccare, difendersi, fuggire), di avere a disposizione l’energia adatta ad agire, e così via".
Lo stress continuo, cronico, è invece negativo e devastante. 
Selye così definisce lo stress:· sindrome (cioè l'insieme dei sintomi) generale  di adattamento;· sindrome dell'essere malato;
· il sale della vita;
· fattore di logorio organico;
· una reazione organica di adattamento.
Lo stress può essere determinato sia da eventi spiacevoli, sia da eventi piacevoli (vi è, infatti, stress nell'apprendere una bella notizia, nel rapporto sessuale, nel vincere al lotto o al totocalcio, ecc.).
Nel nostro organismo, quando si è sottoposti a uno stress intollerabile, cronico, avviene un vero e proprio sconvolgimento biochimico e muscolare.
Per averne un’idea, ecco quanto scrive Vera F. Birkenbihl, che riporta quanto detto dal medico endocrinologo e biochimico F. Vester, su cosa avviene in un organismo dinanzi alla percezione di uno stress: "...attraverso determinati percorsi cerebrali, si attiva il sistema neurovegetativo, soprattutto il simpatico e l’ipofisi. Il simpatico manda i suoi impulsi alla midolla delle surrenali, che poi secernono la catecolamina adrenalina e noradrenalina nel circolo sanguigno. L’ipofisi stessa produce un ormone (ACTH) che subito dopo attraverso il sangue arriva a sua volta alle surrenali dove, non più nella midolla ma nella corteccia, induce la secrezione di ormoni corticoidi, ad es. di idrocortisone".
Questi ormoni diffondendosi per tutto l’organismo provocano reazioni di questo tipo:
Il ritmo cardiaco accelera e la gettata cardiaca aumenta per fornire sangue alle zone necessarie per la risposta alla situazione stressante. Il sangue viene deviato dalla pelle e dagli organi interni, tranne il cuore e i polmoni, mentre al contempo viene aumentata la quantità di sangue necessaria per portare ossigeno e glucosio ai muscoli e al cervello. La frequenza del respiro aumenta per fornire l’ossigeno necessario al cuore, al cervello e ai muscoli in attività. La sudorazione aumenta per eliminare le sostanze tossiche prodotte dall’organismo e per abbassare la temperatura corporea.
Le secrezioni digestive vengono drasticamente ridotte, poiché l’attività digerente non è essenziale per contrastare lo stress. La concentrazione dello zucchero nel sangue aumenta considerevolmente, a mano a mano che il fegato libera la sua riserva di glucosio nel flusso sanguigno.
Non tutto lo stress, come diceva Selye, è, tuttavia, negativo e lo stesso Schultz spiegò che "la vita richiede polarità: ... alto grado di tensione per la realtà e la combattività da una parte, profonda distensione, sgorgante dall'interno, dall'altra".>
Stress e ansia sono peculiarità della nostra società caotica. Eppure sono pochi ad immaginare la pericolosità effettiva di questi fenomeni, quando esagerati, dolorosi e cronici.
L'ansia e lo stress, scriveva Luigi Oreste Speciani, derivanti come "fattori intangibili, dalla tensione comunitaria alla solitudine frustrante, dallo stress del sovraffollamento alle istanze sociali, alla delusione giornaliera della politica; ... provocano un... coinvolgimento psicosomatico intollerabile, che poi, se protratto a sufficienza, può -somatizzare- come neoplasìa"
E' risaputo, scrive Lawrence Steinmam, che "uno stress... può aggravare una malattia autoimmune influendo sull'ipotalamo e sull'ipofisi, i quali a loro volta secernono ormoni che promuovono l’infiammazione. (...)
Queste scoperte possono offrire una spiegazione alla ben nota osservazione clinica che l'ansia può aggravare una malattia autoimmune
".
La mente dell’uomo e il suo corpo non sono da intendersi separati, ma interferenti tra loro. Dopo le geniali intuizioni di Groddeck nel rapporto psiche-soma, la teoria dello stress distruttivo è stata illustrata, anche se in parte, da Hans Selye con i suoi studi concernenti la G.A.S. (General Adaptation Syndrome).
Seyle divideva, abbiamo visto, uno stress distruttivo da uno essenziale, che chiamava "spinta a reagire" e scrisse, a tal proposito, che "Lo stress è il sale della vita, una carica fornita non solo alla sfera fisica ma anche alla sfera psichica purché l'uomo impari a rilassarsi e ad entrare in rapporto più intimo, sereno con sé stesso e con gli altri".
Sherrington nel suo lavoro "L'attività integrata del sistema immunitario" è lo studioso che più si è avvicinato a questa simbiosi trovando nell'emozione il confine-incontro tra la psicologia e la fisiologia.
Secondo molti studiosi vi è una significativa relazione fra lo stress distruttivo (che consiste in quell'aggressività notevole che non viene espressa né scaricata all'esterno) e il cancro.
Lennart Levi, nel 1972, alla fine di una complessa ricerca pubblicò i risultati ai quali era giunto. Lo studioso concludeva che nell'uomo le tensioni psicologiche sono da considerarsi le aggressioni più comuni, che si scaricano nella sfera delle emozioni e finiscono con l'alterare il sistema neurovegetativo.
Sulla relazione tra stress e cancro diversi studiosi hanno osservato interessanti nessi.
Già Rigoni-Stern appurò che il carcinoma mammario si manifestava con frequenza maggiore nelle religiose. Gagnon nel 1950 arrivò alle stesse conclusioni di Rigoni-Stern.
Un anno dopo Tarlau osservò un tentativo di identificazione con la figura del padre, nelle donne affette da cancro al seno.
Greer e Morris notarono che molte di queste ammalate non riuscivano a manifestare esteriormente sentimenti aggressivi. Altre erano incapaci di accettare la propria identità sociale e sessuale. Pauli e Renneker in una lunga ricerca hanno osservato una relazione significativa tra la depressione e il carcinoma mammario.
J.J. Grissom, B.J. Weiner, A. Weiner nel 1975, D. Richter nel '77, D. M. Kissen e L. G. S. Rao nel '69 hanno osservato in donne con cancro alla mammella scarse capacità di coinvolgimento emotivo. F. Beck ha trovato, tra queste malate, molti casi con gravi problemi nell'infanzia, diversi aborti e frequenti casi di morte di persone care.
Una ricerca fatta negli anni 74-75 da W. Eicher, su un centinaio di affette di cancro al seno, gli ha consentito di rilevare che una grande percentuale di queste donne aveva raccontato nell'anamnesi la morte del padre o della madre, prima del compimento del ventesimo anno. Identici risultati li ottennero Snell e Graham, D. Beck e Pauli.
Crisp, dopo molteplici studi al riguardo, affermò che il carcinoma della mammella è un: "segno di regressione del bisogno di nutrire". Le donne sole, secondo quanto osservato statisticamente da Dunn, hanno una maggiore possibilità di ammalarsi di tumore al seno. M. Wirsching (1981) ha riferito di aver elaborato e sperimentato con successo un test psico diagnostico capace di svelare con grande anticipo il cancro.
Oreste Speciani che fu, tra l'altro, direttore scientifico della rivista "Riza Psicosomatica", ebbe ad affermare che: "muore di cancro chi vuole morire, chi è sopraffatto dall'ansia, dal dolore, dallo stress...".
Il medico nel suo libro "Di cancro si vive" delinea il quadro del carattere dei soggetti più a rischio di ammalarsi di neoplasìa: tensione, perfezionismo, disturbi emotivi, tendenza a tenersi tutto dentro, incapacità di far esplodere le proprie collere, ecc.
Egli aggiunge che questo quadro del carattere "più lo stress ambientale della vita moderna, producono una situazione di squilibrio emotivo, che è prodromo non solo del cancro, ma di tutta la serie di malattie degenerative croniche, dall'ulcera gastrica all'ipertensione, alla malattia coronarica".
Speciani consigliava, per diminuire il rischio di ammalarsi seriamente, di utilizzare "tutto quel che serve ad abbassare la tensione distruttiva: dal training autogeno all'ipnosi, all'antiginnastica...".
A tal riguardo Mears comunicava nel 1982, i risultati da lui avuti dopo aver sottoposto alcuni suoi pazienti affetti da cancro ad una serie di sedute di rilassamento, durante le quali suggeriva loro di visualizzare le cellule malate che venivano aggredite e distrutte. Mears ottenne interessanti regressioni nella crescita dei tumori.
I coniugi Simonton hanno elaborato un metodo terapeutico "Educarsi a vincere il cancro e lo stress", descritto dettagliatamente nel loro libro "Star bene nuovamente". Essi insegnano la tecnica della visualizzazione delle immagini attraverso un caso di malattia cancerosa, raccontato dal protagonista: "Mi sono visualizzato su di un treno procedente verso la morte; ho fatto fermare il treno, sono sceso, salito sul treno del binario opposto, che è partito in direzione opposta, verso la salute...".
Sull'ipotesi psicosomatica del cancro il premio nobel in medicina (1963), dottor McFarlane Burnet, ha scritto: "Penso che uno dei principali equivoci del processo canceroso nasca dalla preoccupazione di tanti ricercatori di cercare e trovare cause esterne al cancro".
I contributi scientifici sull'eziologia psicosomatica dei tumori sono davvero tanti.
Ricordiamo, tra gli altri, i lavori scientifici del russo K.P. Balitski, dell'americano B.H. Fox del Bethesda, dei Simonton, di J. Achterberg, H.J.F. Baltrusch, di M.K. Bowers, di W. Crosby, di D. Cole, di G. Machol, dei Dohrenwend, di L.L. Le Shan, di R.H. Rahe, del giapponese prof. Y. Ikemi titolare della cattedra di Psicosomatica di Kyoto, di R.S. Paffenbarger, dell'italiano O. Speciani, ecc.

Gli studi a tutt'oggi effettuati ipotizzano che il tumore è più raro tra i popoli primitivi, che sono meno sottoposti a stress ambientali, rispetto alle popolazioni più progredite e che un ruolo determinante, nell'ammalarsi o meno, lo svolge il sistema immunitario che, nell'uomo civilizzato e sottoposto agli stimoli stressanti del "disagio della civiltà", direbbe Freud, riduce la sua efficacia di azione.
In quanto al complesso rapporto mente-corpo si può affermare che, ad onore del vero, già nel 1918 il medico Georg Groddeck applicava nella cura dei suoi malati (affetti da cancro o da altre malattie), alla clinica di BadenBaden, una terapia psicologico-psicoanalitica.
Il corpo e la mente formano un'unità psico-biologica inscindibile ed è per questo che il concepire solo il soma non spiega il mistero dell'essere umano, che rimane, per l'attuale scienza medica ufficiale, un enigma in quanto, nella sua complessa doppia valenza, è in realtà una mirabile sintesi di anima e materia.
Groddeck intuì l'unità psicosomatica dell'individuo e che il "turbamento dell'Id" era all'origine delle malattie.  Egli scrisse a Freud, in una lettera datata 27 maggio 1917, la sua convinzione che: "...la distinzione tra anima e corpo fosse solo verbale e non sostanziale, che corpo e anima costituissero un tutto unico, e che in questa totalità stesse nascosto un Es... In altri termini, - afferma più avanti il medico - io ho rifiutato fin dall'inizio la distinzione fra disturbi fisici e disturbi psichici, tentando di curare il singolo individuo in sé, e l'Es in lui, cercando una via che porta nell'inesplorato, nell'inesplorabile. 
"...L'Es ...plasma il naso e la mano dell'uomo così come ne plasma i pensieri e i sentimenti, e si esprime sotto forma di polmonite o di cancro non meno di quanto possa esprimersi in forma di nevrosi ossessiva o di isteria".
Le passioni disordinate determinano vere e proprie tempeste biochimiche, che alterano le funzioni vitali e gli stessi organi deputati alla vita. Il meccanismo psicogenetico di tutti i disordini patologici, cancro compreso, ha la sua chiave di lettura nella psiche dello stesso individuo.
In effetti è ormai noto il ruolo del cortisolo, prodotto in situazioni stressanti, che inattiva i leucociti, riduce i monociti e i polimorfonucleati. Una soppressione immunitaria era stata già dimostrata, oltre che da Selye (1979) e Golberg (1981), da Bartrop e Coll., Joasoo e Coll., Colant e gli Hellstrom.
L'ansia o la depressione, se protratte e logoranti, interferiscono nel sistema coetico -limbico -diencefalo -ipofisario scatenando disordini endocrini, che possono causare considerevoli danni all'organismo.
La Rochefoucauld, sulla causa delle malattie, annotava: "Se si esamina la natura delle malattie, si vedrà che esse traggono origine dalle passioni e dalle pene dello spirito. (...)
L'ambizione ha prodotto le febbri acute e frenetiche; l'invidia ha prodotto l'itterizia e l'insonnia; dalla pigrizia derivano le malattie letargiche, le paralisi e i collassi; la collera ha generato i soffocamenti, i ribollimenti di sangue e le infiammazioni di petto; la paura, le palpitazioni e le sincopi; la vanità ha causato le follie; l'avarizia, la tigna e la rogna; la tristezza ha prodotto lo scorbuto;

"la crudeltà il mal della pietra; la calunnia la falsità hanno diffuso la rosolia, il vaiolo e la scarlattina, mentre alla gelosia si devono la cancrena, la peste e la rabbia. Le disgrazie impreviste hanno causato l'apoplessia; i processi hanno generato l'emicrania e la congestione cerebrale; i debiti la tisi; la noia del matrimonio ha prodotto la quartana, e la stanchezza degli amanti che non osano lasciarsi ha causato le vampe di calore".
Torna all'attenzione il discorso sulle energie dell'anima e sull'uomo, da considerare come integrato in una visione olistica. Sicuramente la soluzione del problema del cancro sta nella natura stessa dell'uomo, che è più complessa di quanto comunemente si creda. Oreste Speciani affermò che l'unità mente-corpo è, ancora, ben lungi dall'essere compresa nella sua reale accezione e ribadì che: "Tutte le malattie sono psicosomatiche".
Nell’attuale ricerca c’è, tuttavia, più di un segnale positivo che tiene conto di questo percorso per ogni malattia, dalla nevrosi d’organo di Deutsch (1922) agli stati di emergenza di Cannon (1934), per giungere fino alla teoria generale dei sistemi di G. Bateson, ai sistemi autopoietici di Maturana e Varela (1982) fino ad arrivare all’interazione tra s.n.c. e sistema immunitario, dimostrata da Basedovsky (1985). 
BIBLIOGRAFIA
1. DSM. Criteri Diagnostici, Masson, Milano 1983.
2. Ibid.
3. H. Selye, Stress senza paura, Rizzoli, Milano 1976.
4. Vera F. Birkenbihl, Stress & felicità, De Agostini - FrancoAngeli, Novara 1993.
5. M. Murray & J. Pizzorno, Enciclopedia della medicina naturale, Sperling Paperback, 
Milano 1996.  
6. J. H. Schultz, Il training autogeno, vol. I, Feltrinelli, Milano 1976.
7. L. Steinmam, Le malattie autoimmuni, su "Le Scienze", n. 303, novembre 1993.
8. H. Selye, Stress senza paura, cit.
9. L. O. Speciani, Di cancro si vive, Masson, Milano 1982.
10. Ibid.  
11. C. Simonton, Mattews-Simonton S., Creighton, Stare bene nuovamente, Riza.  
12. Ferenczi - Groddeck - Corrispondenza (1921 - 1933), Astrolabio, Roma 1985.  
13. Carteggio Freud-Groddeck, Adelphi, Milano 1973.  
14. La Rochefoucauld, Massime, Newton Compton, Milano 1993.
By Giuseppe Cosco

Commento (NdR):
Cio' che vogliamo precisare, ricordare, riassumendo: il Conflitto Spirituale irrisolto e' il "Padre"  (lato maschile) di ogni malattia, cioe' il Pensiero (lo Spirito errato e quindi l'Etica errata, che ne consegue), ma per renderla  fisica (la malattia) occorre che il Terreno fisiologico, la "Madre", (lato femminile), cioe' il Terreno matriciale (liquidi, cellule, tessuti inquinati, intossicati e quindi infiammati) si "sposi" e si congiunga (matrimonio) con il lato maschile il Conflitto Spirituale (Spirito-Mente-Pensiero) 
Ecco come, dove e perche' "nasce la malattia"
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Essa (la malattia od azione del male = malEssere = essere nel male) e'  il frutto di quel "matrimonio", connubio, che genera sofferenza (dolore) per costringere l'Essere (IO/Ego - Mente - Personalita') a ri-cercare le soluzioni (le vie, le strade, le tecniche ecc.) per le sue vissute Trasgressioni alle
Leggi Universali che regolano le strutture dei Viventi, attuate per mezzo della sua ignoranza consapevole (conscio) od inconsapevole (inconscio).Di fatto e' il "guidatore = Spirito = essere = soggetto spirituale, che conduce (consciamente od inconsciamente) la "macchina umana = fisico/spirituale" in ...."via del DOLORE", mentre potrebbe, se conoscesse razionalmente  e bene la strada naturale, portarla in.........
via BENESSERE e/o piazza della Perfetta SALUTE !
Compatibilmente a cio' che ricevuto = regalato dai suoi antenati per mezzo del DNAvedi:  Corpo di DOLORE  DEPRESSIONE  +  Stress ossidativo

Un legame tra peccato e malattia ? Perché stupirsi ?
Cio' significa che gli errori Spirituali fanno compiere al soggetto azioni sbagliate che alterano SEMPRE l’autoregolazione ormonale ed il potere acido/basico (pH) ossido/riducente (rH) e quello - resistenza elettrica (rò) o dielettrico  dei liquidi di tessuti e cellule, quindi i processi omeostatici si alterano e anche la Termica corporea, producendo moria della flora batterica intestinale, alterazioni Nutrizionali e quindi intossicazione di tutti i liquidi corporei, il terreno, producendo infiammazione dei tessuti; il mediatore finale della malattia fisica e' lo Stress Ossidativo, il quale null'altro e' che la somatizzazione del Conflitto Spirituale irrisolto = Stress cronico irrisolto.
Queste sono le semplici e Vere Leggi dell’UniVerso.
E’ solo attraverso l’auto perdono, che si ottiene solamente quando si ritorna in Armonia, Sintonia, Coerenza, con le Leggi del Creato, effettuando tutto cio' che occorre spiritualmente e fisiologicamente per eliminate lo Stress Spirituale ed ossidativo che la Salute e la guarigione appaiono.
Se si fornisse un tranquillante ad un leone, egli non potrebbe riconquistare il suo territorio e sopravvivere.
Lo stesso vale per l’uomo, se prende il “tavor” (psicofarmaco) non risolve il suo problema e diventa di fatto un drogato da farmaco; il tavor è una droga ben più potente della cocaina, lo usano milioni di persone in Italia con notevoli danni per se stessi e per la pericolosità, per esempio, di guidare sotto effetto della droga, eppure è commercializzata con il permesso dello stato e dei medici.........”misteri della "scienza" medica ufficiale e della attuale politica al servizio dei fabbricanti di Vaccini e farmaci !
La vera terapia deve comprendere tutti i livelli: Spirituale, Cerebrale ed Organico (verificando se il paziente e destrorso o sinistrorso e se è femmina o maschio).
Secondo la Medicina Biologico/Naturale, tutte le cellule di ogni organo corporeo, si nutrono dagli elementi vitali contenuti nel sangue; questi fattori nutrizionali sono il frutto del metabolismo, cioè di ciò che immettiamo nel nostro organismo.
Il cancro, come tutte le malattie degenerative, è il punto d’arrivo di un’evoluzione patologica iniziata molti anni prima e tutti coloro che tendono alle malattie degenerative hanno delle particolarità: quella di essere stressati cronicamente (in Conflitto con il Sé, la loro coscienza) e quella di aver utilizzato, per diverso tempo nel corso della loro vita, oltre ad un’alimentazione inadatta, dei vaccini e degli antibiotici a largo spettro, acidificando ed ossidando le cellule dei tessuti interessati.
Il cancro si sviluppa SEMPRE sui tessuti danneggiati.
E stato notato che i tumori maligni compaiono generalmente su tessuti la cui vitalità è carente e che tale carenza, è molto spesso cronica, a volte molto vecchia di anni, cioe' intossicati ed infiammati.
Da ciò si è tratta la semplice conclusione che il cancro non si sviluppa mai su tessuti sani, ma su “residui embrionali” verruche pigmentate, cicatrici da scottatura, tiroidi gozzute, adenomi al seno, oppure sui margini d’ulcere gastriche, sulle lesioni dissenteriche o tubercolotiche, cosi come sulle lesioni dovute all’irritazione mediante corpi estranei o parassiti intestinali.   
(vedi anche gli studi del dott. H.M. Shelton PhD - Igienista Americano).
 
Tutti gli ammalati osservati anche dal dott. Shelton, avevano avuto problemi all’apparato digerente, causati, in quasi tutti i casi, dalla conduzione di una vita vissuta sempre sotto stress, da diete ed alimentazione improprie, dall’utilizzo di Vaccini e/o farmaci es. antibiotici ad ampio spettro e dal mancato ripristino della flora batterica e del sistema enzimatico in tutti i casi alterati.
L’intossicazione cellulare, quando raggiunge certi limiti, inibisce la produzione di elettroni dai mitocondri e quindi l’energia del complesso diminuisce ed i processi omeostatici corporei divengono alterati in modo cronico.
La variazione di energia libera che si accompagna ad un processo di ossido-riduzione, è proporzionale alla variazione del potenziale di ossido-riduzione. Il potenziale dipende dal rapporto tra la concentrazione della forma ossidata e quella ridotta (potenziale Red/Ox)  - vedi: Stress ossidativo
Lo stress ossidativo cellulare, blocca questa via di produzione energetica, e soltanto ripristinando la concentrazione, cioe' il riordino della forma ridotto/basica (legata alla pompa Sodio-Potassio), possiamo ripristinare il normale rapporto cellulare redox  e quello di omeostasi corporea.
Nei “Terreniacido ossidati ed intossicati, tutte le malattie degenerative, “appaiono” aiutate nel loro crescere ed avanzare, dai parassiti (trematodi, fasciolopsis ecc.) + funghi (Candida Albicans), che proliferano, per mancanza di biobatteri antagonisti nella flora autocona, sono trasportati dal sangue e si insediano e proliferano in quel tipo di terreno tissutale.  

Dopo queste considerazione appare evidente che in tutti ci ammaliamo, attraverso le deviazioni metaboliche, che risultano essere causate da un avvelenamento progressivo dell’organismo generante uno stress ossidativo cellulare ed omeostatico.
Quindi, quando per via delle alterazioni termiche/nutrizionali immettiamo in circolo le tossine (funghi, microbi, virus, patogeni e prioni, parassiti, sostanze in eccesso o mancanza di quelle indispensabili, ecc.), le cellule sono costrette ad alimentarsi di ciò che il sangue trasporta loro e quindi i mitocondri iniziano a ridurre la loro produzione di energia, con minore produzione di elettroni negativi.
 
Oltre a ciò, vi è a monte, il problema Etico comportamentale; quando siamo in disarmonia rispetto alle Leggi del Creato, (vissuto in incoerenza) che come abbiamo già ampiamente spiegato, produce sempre stress negativo sempre immuno soppressore, che attraverso il meccanismo ipofisi, surrenali, reni, vescica, obbliga inconsciamente i reni ad eliminare nell’orina i fattori vitali necessari in quel momento di stress negativo.
E noto che la cellula deve necessariamente nutrirsi per mezzo della propria membrana osmotica; nel caso di intossicazione generalizzata dei liquidi extra cellulari ed intra cellulari e quindi di alterazione delle cariche bio elettroniche, cioè le differenze di potenziale elettronico intra ed extra cellulare, sono ridotte al minimo nei liquidi stessi, il processo di nutrizione viene ad essere alterato, la cellula soffre e rilascia messaggi di dolore, per lo stress ossidativo cellulare indotto; se l’intossicazione continua per diverso tempo e lo stress negativo permane in quanto NON si risolvono i problemi auto creati (consapevolmente od inconsapevolmente): Conflitti Spirituali interiori, inviano dei messaggi mentali inconsci di autodistruzione alle cellule, tessuti, ed organi bersaglio, che sono recepiti dal DNA delle cellule esistenti nella zona già infiammata ed intossicata ed ecco che “nasce” la malattia, che progredisce tendenzialmente fino alla morte, se non intervengono processi di guarigione naturale.

La morte di una cellula non è un evento misterioso, il segreto della sua fine è nascosto anche nei mitocondri; che sono le centrali energetiche delle cellule.
Negli USA all’Università di Pittsbourgh dei ricercatori hanno potuto vedere in laboratorio la morte cellulare e capire da dove proviene. La ricerca ha dimostrato per la prima volta che i mitocondri sono i veri esecutori delle morti cellulari e che contrariamente a quanto si riteneva fino ad ora una cellula riesce a sopravvivere anche quando i mitocondri smettono di funzionare per brevi periodi; i ricercatori hanno messo a confronto due gruppi di cellule di roditori, quelle con i mitocondri disattivati sono sopravvissute, le altre sono morte.
Ogni forma tumorale (fredda o calda) - con necrosi (buchi, vuoti freddi ) o edemi (pieni caldi) – è un insieme di cellule con alterata funzionalità (malate) aggregate dalla massa fungina (Candida Albicans).
Ecco descritta, a grandi linee, la genesi dei tumori; quindi le terapie dovranno essere in linea con questi principi.
 
Qualche lettore potrebbe obiettare dicendo:
Se questa teoria è vera, come si possono spiegare i cancri che i  piccoli lattanti, bambini,  ragazzini, subito appena dopo la nascita entro 3, 5 anni somatizzano e magari anche né muoiono” ??
Questi bambini somatizzano nient’altro che i Conflitti (errori) dei genitori (avi), secondo la perfetta legge dell’evoluzione che dice: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, non nel medesimo istante”.
Molte volte gli errori dei genitori sono anche quelli di essersi vaccinati e quindi aver subito mutazioni genetiche latenti, cioe' non somatizzate nella loro esistenza ed aver rivaccinato i loro figli che "slatentizzeranno" (somatizzeranno) le mutazioni genetiche ricevute.
Quindi le malattie genetiche sono solo la somatizzazione degli errori dei nostri avi, che per 4 generazioni (come affermavano anche gli antichi, anche nella Bibbia nel libro dell’Esodo cap. 20), si riciclano fino al momento della somatizzazione, momento nel quale la malattia fuoriesce dal patrimonio genetico, si somatizza in un corpo e quindi si “resetta”, si annulla dal DNA.
Solo quando la malattia genetica, ad ogni azione….= errori degli avi, viene “fuori”, cioè si somatizza, viene annullata….. corrisponde una reazione……uguale e contraria, NON nel medesimo istante; ecco come l’errore degli avi si trasmette ai figli…… fino alla 4 generazione.
Ma siccome tutti quanti compiamo più o meno errori gravi….. il patrimonio genetico (DNA/RNA) non si esaurisce mai nella sua parte “negativa” (errori), quindi di generazione in generazione noi somatizziamo gli errori, le debolezze dei nostri progenitori e regaliamo i nostri gravi errori alle generazioni successive.
Per riparare a questa perfetta legge evolutiva, DOBBIAMO assumerci TUTTI l’onere immediato di cercare di NON ERRARE gravemente per non continuare ad inserire nel nostro patrimonio genetico altre e continue informazioni che generano patologie nella nostra discendenza, secondo il motto “E’ meglio fare meglio”.
ECCO perché OCCORRE ASSOLUTAMENTE il  PROTOCOLLO  ADATTO per TENTARE di RIABILITARE CONTEMPORANEAMENTE SPIRITUALMENTE ed ENERGETICAMENTE il MALATO, QUANDO lo si CURA fisicamente con le GIUSTE e NATURALI TERAPIE RISANATRICI.
Questa è l’enorme responsabilità che anche i tecnici che lavorano nella sanità, debbono assumersi !