Nel Golfo del Messico continua a fuoriuscire petrolio: E NESSUNO SE NE PREOCCUPA!!!


MAREA NERA NEL GOLFO DEL MESSICO:
CHIUDENDO GLI OCCHI NON ABBIAMO RISOLTO IL PROBLEMA

Di seguito due articoli tratti dal journal dove spiegano detagliatamente cosa sta succedendo nell'area in cui poco più di anno fa una marea nera targata BP (british petroleum) ricoprì con una macchia nera il Golfo del Messico, secondo le stime della BP stessa (quindi per difetto) erano già stati riversati in mare, al 15 luglio, tra i 3 e i 5 milioni di barili di petrolio, ovvero tra i 506 e gli 868 milioni di litri, stimati in 460.000/800.000 tonnellate, senza contare che furono impiegati 7 milioni di litri di solventi rovesciati sulla macchia nera soltanto nelle prime settimane dell'emergenza.
Far girare questi articoli permetterebbe di far sorgere alla luce non solo lo scandaloso operato della BP che tra l'altro come risarcimento danni ha proposto la sceltra tra poche briciole o un processo lungo decenni, ma anche l'inquietante dubbio che questa spequlazione sul carburante serva ai petrolieri per farsi pubblicità con i mega risarcimenti, il poche parole i disastri ambientali li paghiamo noi! Inoltre è dagli anni '80 che si parla di carburanti o energie alternative...
NON SONO ANCORA ABBASTANZA GRASSE LE FAMIGLIE DI PETROLIERI?? 
Iniziamo a modificare il NOSTRO modo di acquistare e consumare in modo tale da condizionare le multinazionali a non dover più obbligare la domanda di mercato ma semplicemente ad offrire una risposta alle esigenze di noi consumatori.

Di seguito gli articoli, a voi le concluzioni.
Da dove viene? Il mistero della marea nera bis nel Golfo del Messico si infittisce. O forse sono semplicemente, finalmente delineati gli autentici contorni della vicenda
Le autorità americane oggi hanno acclarato che il petrolio fresco presente sull’acqua non proviene dal relitto della piattaforma Deepwater Horizon, affondata mentre trivellava il pozzo Macondo: quello che causò la marea nera 2010, il peggior disastro nella storia dell’industria petrolifera.
In precedenza avevano appurato che il petrolio non proviene neanche dal pozzo stesso dai “relief well” scavati l’anno scorso per turarlo.
Il petrolio però ha le stesse caratteristiche di quello uscito un anno fa da Macondo, ed è troppo abbondante per essere ascritto alle perdite naturali che si verificano sui fondali del Golfo del Messico. E allora appunto: da dove viene?
Non lo sa nessuno, e il pensiero corre a tutte le voci allarmate che si erano levate l’anno scorso a proposito di fratture nel fondale, apertesi a causa delle operazioni per turare il pozzo e-o dell’infernale pressione del getto di petrolio e metano.
Fra i più autorevoli sostenitori di questa tesi c’erano il senatore americano Bill Nelson e un esperto di petrolio, Mattew Simmons, un famoso teorico del “picco“: ne parlava in termini così apparentemente inverosimili (oltre che apocalittici e catastrofici) che all’epoca non l’ho mai neanche citato. In fondo trovate un link a quello che diceva.
Diceva, e non dice più: perchè Matt Simmons è stato trovato morto l’anno scorso nella vasca da bagno, a catastrofe in corso.
Aveva una bella età. Il decesso fu attribuito a una caduta e ai disturbi cardiaci di cui soffriva. Con il senno del poi e alla luce dei fatti che sembrano in qualche modo dargli ragione la fantasia può sbizzarrirsi e immaginare per la sua fine scenari degni dei misteri italiani, i cui protagonisti si suicidano impiccandosi a una pianta di fragole.
Al di là di qualsiasi speculazione propria o impropria, resta il fatto che, sui fondali del Golfo del Messico, il mostro si è svegliato. Il fantasma è uscito dalla tomba. Ci sono le premesse perchè faccia parlare di sè. Vedremo.
Un vecchio post di Petrolio Matt Simmons: c’è un lago di petrolio là sotto che non smetterà di fuoriuscire
Matt Simmons su English Wikipedia


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La marea nera bis del Golfo del Messico prosegue, ed è davvero una cosa ben strana: se ne preoccupano infatti gli arabi di Al Jazeera, ma non gli americani.
I media statunitensi, dopo un’iniziale moderatissima attenzione, non degnano più gli eventi di un’occhiata. Le autorità statunitensi – e qui si sfiora il comico – dicono di non aver notato nulla, ma proprio nulla, durante i sorvoli sull’area.
Le associazioni di volontariato continuano a fornire ulteriori documentazioni dell’abbondante petrolio nella zona del pozzo Bp Macondo, che un anno fa ne vomitò 5 milioni di barili, la peggior catastrofe del genere nella storia industriale. Le uniche analisi finora effettuate (a cura dei giornalisti, appunto) hanno evidenziato che il greggio è fresco e corrisponde esattamente a quello di Macondo.
Adesso la marea nera bis è stata appunto notata da Al Jazeera, che le dedica un ampio e preoccupato servizio più una galleria di foto.
Un giornalista di Al Jazeera ha sorvolato pochi giorni fa la zona di Macondo sull’aereo di Bonny Schumaker, dell’associazione On Wings of Care.
Il volo si è svolto dopo diverse giornate di cattivo tempo, uragano compreso. Se gli affioramenti di petrolio fossero stati un episodio isolato, le onde avrebbero spazzato via tutto. Invece no. C’è sempre petrolio fresco in prossimità di Macondo: una scia lunga circa 7 chilometri e larga 10-50 metri si trova a circa 19 chilometri a Nord Est del pozzo.
Può trattarsi di una perdita naturale di idrocarburi dal fondale? Nel Golfo del Messico succede spesso, il sottosuolo è pieno di petrolio…
La risposta è no. Almeno nel senso che una perdita naturale di petrolio così corposa non si è mai vista, dicono gli esperti intervistati dall’emittente araba.
Piuttosto, dalle loro parole prende corpo un vecchio fantasma. Che cioè il petrolio del giacimento di Macondo si stia aprendo una strada approfittando sia delle crepe naturali del sottosuolo sia le ulteriori crepe causate dalle affannose e complicate operazioni per turare il pozzo fuori controllo.
Il giornalista di Al Jazeera ha notato, durante il sorvolo, due navi della Bp, intente – dice il portavoce della società – a studiare le perdite naturali di idrocarburi.
La Bp smentisce qualsiasi perdita da Macondo. Un video della bocca del pozzo girato da un robot subacqueo e mostrato alle autorità statunitensi (non è stato tuttavia reso pubblico) non ha evidenziato alcuna perdita.
Il servizio di Al Jazeera sottolinea la necessità di investigare urgentemente sulla questione e di esplorare accuratamente il fondale.
Casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla bontà di questa idea, posso citare l’esempio domestico del rubinetto che perde. Comincia con una gocciolina cui si può rimediare facilmente e con poca spesa. Finisce con una chiamata urgentissima all’idraulico. Se viene.