Lavorare la Domenica? No Grazie!


L’apertura festiva dei supermercati non è un argomento che lascia assolutamente indifferenti.
In un momento storico nel quale gli italiani non hanno ancora il piacere di essere legiferati da un Governo democraticamente scelto dal Popolo, la crisi ha dimezzato il potere d'acquisto, la disoccupazione è alle stelle, inoltre ogni giorno si contano almeno 6 suicidi e centinaia di esercizi tirano giù la serranda; la Domenica, per gentil concessione del decreto "Salva Italia" di Monti, le famiglie possono allegramente recarsi nei propri Centri Commerciali preferiti per fare SHOPPING!!!
In questo articolo cercheremo di riassumere le opinioni e l'umore di tutti coloro che pensano che la liberalizzazione delle festività non solo non ha assolutamente migliorato la vita, ma l'ha persino peggiorata!!

Che cosa comporta la liberalizzazione delle aperture?

Nella sezione che riguarda le “Disposizioni per la promozione e la tutela della concorrenza”, all'articolo 31 del decreto 201 del 6 dicembre 2011, si eliminano i vincoli negli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali. In poche parole i negozi della piccola e grande distribuzione possono decidere autonomamente di tenere aperto anche 24 ore su 24 o negli orari che ritengono più convenienti.
Gli esercizi commerciali che il Ministero dello Sviluppo Economico contava in Italia nel 2011 erano oltre 776 mila; Confesercenti denuncia oggi un buco nero di più di 10.000 attività scomparse soltanto dall'inizio del 2013...
La grande distribuzione in testa, attuata la manovra, si preparò a tenere al massimo le serrande alzate, mentre da sindacati e amministrazioni regionali, inermi a questa liberalizzazione folle, si elevò soltanto qualche dissenso.

Chi agevola questa "Nuova Libertà di Apertura"?

Per capire la vera natura del decreto occorre fare un passo indietro a prima che, in punta di piedi, decine, centinaia e poi migliaia di Centri Commerciali colonizzassero intere aree che ai tempi valevano poco più di quattro soldi.
L'Italia nel corso della sua millenaria esistenza ha tessuto una rete commerciale sulla quale ancora oggi si basano moltissime tradizioni della nostra Società.
Moltissimi villaggi, borgate, paesi, città e metropoli devono la loro nascita a quella che un tempo fu uno dei più grandi centri di scambi commerciali sia europeo che mondiale.
Il ruolo della bottega, da sempre viene monitorizzato dai governanti per valutare il termometro della società. La "micro-economia" è composta da famiglie, imprenditori, commessi, trasportatori, manovali, agricoltori, installatori, progettatori, maestri ed allievi.
L'economia di un Paese è sana quando tutti i cittadini sono i primi beneficiari degli interessi commerciali, lo Stato così non avrà problemi a finanziarsi attraverso una giusta pressione fiscale imposta sulle vendite.
Non si tratta altro che di un circuito in cui il produttore vende al distributore, il quale rifornisce per mezzo di un trasportatore il commerciante che per ultimo soddisfa i bisogni del suo cliente. Il consumatore finale avrà così finanziato il produttore, il distributore, il corriere, il commerciante e tramite le imposte applicate sul prodotto, lo Stato.
L'aumento costante degli acquisti è proporzionata alla soddisfazione ed alla fiducia dei consumatori, ma è importante sottolineare che ogni elemento della catena commerciale ha un ruolo ben specifico e qualora venga eliminato creerebbe scompensi all'intero ciclo economico destinandolo ad un potenziale crollo.
Torniamo alla comparsa dei Grandi Centri, chiamati anche "Grande Distribuzione".
Questi colossi, una volta piantate le radici nel tessuto sociale, come piante infestanti iniziano a soffocare tutto ciò che di sano hanno attorno.
La grande distribuzione dispone di beni con il proprio marchio come i prodotti Coop, Conad, Auchan, oppure si affida a marchi generici che propongono prodotti generici ad elevata marginalità con prezzi molto vantaggiosi per il cliente. Questa scelta decreta la morte per le piccole aziende che in barba al Km 0 vedono nei Supermarket delle proprie città merci provenienti dall'altra parte del Mondo a discapito delle produzioni locali.
La politica dei Supermercati è massificare i prodotti, aumentare la pedonabilità dei propri centri riempiendo le buche delle lettere di centinaia di volantini ed infine imporre la vendita di determinati beni ad allocchi facilmente influenzabili.
Quando e se questa equazione funziona correttamente, Zio Paperone al vertice dell’impero commerciale si consuma le penne a forza di sfregarsi le mani!!
Le piccole e medie imprese si ritrovano a fare la guerra tra di loro accontentandosi quando è possibile delle briciole, trovandosi spesso costretti a gettare la spugna chiudendo definitivamente bottega.
Se poi, oltre a tutto ciò, si aggiungono anche un aumento dei costi fissi di luce e gas e salari maggiorati dei dipendenti, tutti i sacrifici diventano vani e si è costretti a chinare la testa d'innanzi al nuovo conquistatore.
Soltanto nel primo semestre del 2013 si contano più di 130 chiusure al GIORNO, una continua escalation negativa che senza far troppo rumore, sta letteralmente spazzando via tutte le aziende che fornivano lavoro legale all'Italia.


Monti ed il suo staff hanno voluto deliberatamente favorire la grande distribuzione, vendendo o meglio svendendo il lavoro e le fatiche di milioni di italiani.
I piccoli commercianti vengono giudicati alla stregua dei peggiori criminali taggandoli come evasori e parassiti, di contro i grandi centri non hanno problemi ad emettere gli scontrini fiscali perchè troppo spesso la vera evasione avviene dietro le quinte.

In che modo i piccoli commercianti si difendono da questa decisione?

Le grandi catene posseggono quasi sempre la proprietà del terreno. Non temono improvvisi aumenti di affitto, i contratti di luce e gas sono agevolati, le grandi spese vengono compensate con la riscossione degli affitti dei negozi delle gallerie ed il costo del personale è ridotto al minimo indispensabile, ottimizzato per la massima resa e la minima lamentela.
I piccoli negozi e le botteghe, si trovano a combattere con armi impari, sono obbligati a licenziare i propri lavoratori o ridurgli drasticamente le ore lavorative pur di far sopravvivere l'attività, creando in questo modo un immediato disservizio per la poca clientela rimasta ed un vortice di disoccupazione senza fine.
Le aperture domenicali hanno spostato le vendite nei week-end rendendo vuoti i negozi lungo la settimana e pieni i centri commerciali la domenica.
La scelta dei commercianti è se accollarsi un'ulteriore spesa domenicale oppure rimanere chiusi rendendo a senso unico l'acquisto nei grossi centri.
Il Governo con questa manovra ha voluto farci credere che un giorno in più di lavoro equivale ad un'ulteriore guadagno per le imprese, travisando il fatto che il portafoglio dei cittadini negli ultimi anni non ha avuto alcun aumento di liquidità, anzi ad aumentare sono solamente le fatiche per arrivare alla fine del mese.

Qual'è il ritorno economico per le Aziende?

Il decreto Monti aveva due finalità ben precise: la prima di esponenziale aumento dell'occupazione, la seconda di favorire gli introiti degli esercizi dandogli la possibilità di guadagnare un giorno in più a settimana.
-Nulla di tutto ciò è avvenuto-
La disoccupazione è in vertiginoso aumento ed il conto economico delle Aziende è in picchiata.
Marcello Cestaro, 75 anni, presidente del gruppo veneto della grande distribuzione, ha il merito, secondo la dirigente della Cisl, di aver preso atto, prima di altri, che la liberalizzazione di domenica e nelle festività dei grandi centri commerciali non crea profitto, ma aumenta i costi e complica le relazioni con i collaboratori.
Una misura che avrebbe dovuto contribuire a rilanciare i consumi, ma che non ha sortito l’effetto sperato: nel 2012 abbiamo assistito a un ‘crollo storico’ (-4,3%, circa 40 miliardi in meno) e nel 2013 perderemo altri 13 miliardi, con una flessione dell’1,6% dei consumi. L’aggravio di lavoro e costi da un regime di liberalizzazioni che non ha uguali in Europa e che ha pesato invece sulla già difficile situazione delle PMI (Piccole e Medie Imprese) del commercio. Che, strette tra la recessione e l’impossibilità di competere 24 ore su 24, sette giorni su sette, con la grande distribuzione organizzata, stanno registrando perdite pesantissime. 
Si devono fare i conti, inoltre, con questa interminabile crisi, che ha aumentato le difficoltà delle PMI del commercio ed ha bruciato redditi e lavoro, con un esito drammatico sul versante delle chiusure: la nostra previsione, per il 2013, è di un saldo negativo di 42 mila unità.
Tutto questo mentre sull’economia legale pesa la pressione fiscale effettiva, che si attesta ormai attorno al 54%."
L'Ascom lancia l'allarme: "A rischio i piccoli commercianti"
«La mia non può che essere una posizione fortemente critica - dichiara apertamente il presidente di Ascom Padova Fernando Zilio - In caso di apertura domenicale sono obbligati a caricarsi di maggiori costi sotto forma di straordinario festivo. Che è cosa ben diversa dalle assunzioni mordi e fuggi delle grandi compagnie multinazionali. La parola chiave, purtroppo, è deregulation».
 «A forza di soffocare i piccoli, la rete di “presidio sociale” dei negozi nelle città è destinata a scomparire. E arriveremo al triste paradosso di città desertificate in cui, in regime allargato di domeniche di apertura, non ci saranno più negozi da tenere aperti».
 Queste liberalizzazioni, quindi, non hanno giovato al comparto, ma solamente alle grandi multinazionali che gestiscono i vari centri commerciali e outlet.
I piccoli e medi imprenditori soffrono assieme ai loro lavoratori. Gli addetti alle vendite denunciano ormai in tutti i modi il loro sfruttamento, parlando di "terrore psicologico, ricatti e licenziamenti"

Qual'è stato il risultato delle liberalizzazioni?

Solo la grande distribuzione è riuscita a sostenere aperture sette giorni su sette, mentre i consumi si spostano al fine settimana, i piccoli esercizi commerciali soccombono desertificando i centri storici e cambiando per sempre il panorama delle nostre città italiane, tradizionalmente fatte di piccole botteghe, un patrimonio che costituiva da sempre anche un tessuto connettivo sociale, oltre che in alcuni casi oggetto di interesse turistico.
Gli intenti erano di aumentare l'occupazione, ma il risultato è spiacevolmente drammatico; dalla media di undici aperture domenicali si è passati bruscamente a 52. Si è così formato un esercito di lavoratori precari senza diritti, assunti con contratto a chiamata solamente per integrare ulteriormente l'organico in queste festività.
-Il Risultato?
Milioni di ragazzi diplomati e laureati costretti a lavorare nei week-end con la certezza di non riuscire ad ottenere una sistemazione solida sulla quale potersi costruire un futuro.
Giovani che vivono la giornata, coscienti del fatto che alla prima contrazione del fatturato, corrisponde per loro l'immediato licenziamento.
Moltissime aziende da anni preferiscono assumere il proprio personale attraverso escamotage architettati ad hoc, per i quali il dipendente si ritrova buste paghe da fame senza alcun diritto di mutua, ferie e persino trattamenti di fine rapporto; di contro i costi del lavoro non pesano sui bilanci annuali ed il punto vendita vanta in ogni momento di un personale giovane e sempre diverso.
-Vogliamo parlare di inquinamento?
Le soglie di inquinamento urbano nei giorni festivi sono in continuo aumento rispetto al passato.
I vecchi valori della domenica in famiglia che trascorreva la giornata al mare, in campagna o semplicemente a casa dei nonni è stata sostituita con un inutile tour attraverso occasioni, promozioni, volantini e parchi commerciali!!!
Oggi giorno si è perso il senso di aggregazione e quindi ognuno si mette al volante per trasferirsi da un parcheggio all'altro di un grande centro; sembrano passati millenni da quando il fine settimana le compagnie di amici si spostavano in grandi macchinate per evitare code, ingorghi e sperperi di benzina...
Le festività per gli sportivi hanno sempre significato un giorno particolare in settimana nel quale dedicarsi al proprio hobby preferito da svolgere all'aria aperta; oggi risulta perfino pericoloso attuare questo sano desiderio dal momento in cui proprio in questi giorni le strade sono invase da autisti distratti, stressati e senza una meta ben definita.

Identikit del Cliente Domenicale...

Ci sono splendide giornate di sole in ogni stagione dell'anno, ma...se andate a farvi un giro nei centri "commerciali" aperti, trovate tantissime persone che gironzolano con aria annoiata davanti alle vetrine, spingendo carrozzine, sbadigliando come gli ippopotami, con lo sguardo da pesce lesso. 
E' il popolo dei domenicali che non sapendo bene come impiegare il loro tempo libero, lo occupano a lavoratori che, un'idea chiara l'avrebbero!
...Fiumane di persone, strade intasate, ingorghi, parcheggi pieni, code, automobili in doppia fila oppure parcheggiate nelle aree riservate alle donne incita o ai portatori di handicap pur di non camminare due metri in più... No, no non è uno scenario di guerra, nessuno sfollato, non si tratta nemmeno dell'ultimo giorno prima di una grande carestia, è semplicemente la descrizione di una domenica X durante l'anno!
Il cliente domenicale è UNICO, lo distingueresti in mezzo a mille persone!
Sveglio già dal primo mattino, con la faccia annoiata guarda l’orologio ed attende impaziente che le porte del negozio si aprano...
Accompagnato generalmente da uno o più componenti della famiglia, volantino alla mano, inizia a girovagare tra gli scaffali in cerca di un'idea o di un prodotto nuovo da acquistare; cosciente di possedere più prodotti del rivenditore stesso, non contento continua imperterrito la propria ricerca.
Notoriamente il primo tour non porta grossi frutti, ma egli non si abbatte, è ben consapevole che oltre a quello vi sono altre decine di ipermercati e se non bastassero potrebbe sempre valutare di spostarsi in un'altra città.
Dopo alcune ore di maratona commerciale, qualcosa bolle nello stomaco: ah SI! E' fame!
Anche per questo non vi è alcun problema, i grandi centri dispongono di bar, baretti, ristori, pizzerie, trattorie, fast food tali che riuscirebbero a sfamare un'intera popolazione; basta soltanto scegliere dove sedersi.
Il pasto normalmente assomiglia molto alla somministrazione di mangime alle oche per produrre il foie gras, il nostro amico preso dalla sua maratona domenicale ingurgita in non più di tre morsi il suo mega panino a dieci strati, la sua maxi confezione di patatine fritte ed i due litri di coca cola che gli faranno da riserva idrica fino a tardo pomeriggio.
La ripresa post pranzo è quasi sempre traballante, il fisico non ancora abituato a questo tipo di sport estremo, così mostra i primi cedimenti che si riflettono direttamente sul suo umore. 
"Scusa, dico a te. Mi servi o devo aspettare tutto il giorno", "E' un'ora che aspetto qualcuno che mi serva, quanto ci mettete!", "Ci sono prima io, se non mi servi me ne vado!"... Questi sono i segni di una digestione congestionata e zuccheri che cercano invano un cervello da ossigenare.
Il pomeriggio continua con veloci sopralluoghi ed una miriade di domande inutili pur di ottenere un'attenzione che diversamente il nostro cliente non avrebbe da nessuno...
Arrivata sera, una voce tuonante e minacciosa avverte la clientela dagli altoparlanti: "Il negozio è in chiusura, siete pregati di avvicinarvi alle casse!". 
Finalmente sembra arriva la FINE, Sembra perchè è proprio in questo istante che la vocina nel cervello del nostro caso umano, ricorda al suo corpo di avere proprio la necessità di acquistare quel l'unico pacchetto di batterie che mancava, quella lampadina, quella confezione di patatine o quelle due e soltanto due fettine di prosciutto indispensabili per il panino della cena...
Scaltro e abile come un predatore si traveste da agnellino, con occhi languidi e fare delicato si rivolge educatamente alla cassiera: "Signorina, non sapevo che chiudeste adesso. Avrei tanto bisogno di una cosina, vero che posso prenderla ancora?" .....

I Lavoratori Insorgono: "Non Siamo Robot, Abbiamo Diritto ad una Vita Sociale"
                                                    
L'ultimo contratto collettivo del commercio dispone che le domeniche vengano retribuite solamente con una maggiorazione del 30%, ed un recupero infrasettimanale nel caso in cui il dipendente superi le 40 ore settimanali di lavoro.
In pratica su 6 ore lavorate di domenica spettano in busta paga appena 12 euro lorde in più!
12 miserabili Euro in più per pagare una domenica passata in quattro mura e lontano dalla tua famiglia!!
Grazie alla liberalizzazione delle domeniche il costo del lavoratore si è abbassato vertiginosamente. Il precedente contratto prevedeva un aumento di 80 euro a lavoratore, è vero che la famiglia non ha un prezzo, ma almeno veniva riconosciuta un'indennità per il lavoro extra.
Pensate cosa accade in un piccolo negozio, come in un grande centro, qualora il dipendente lamenti la volontà di rimanere accanto alla propria famiglia i giorni festivi...
Ricatti, minacce e punizioni sono all'ordine del giorno.
Il dipendente finisce così anche per ringraziare il datore di concedergli la possibilità di lavorare!! – Stiamo toccando il fondo -
Lo Stato si sta appropriando letteralmente delle vite di milioni di Italiani che sopravvivono con stipendi equivalenti ad un ventesimo di quello di un parlamentare; il lavoratore si vede costretto a rinunciare alla propria famiglia per paura di perdere il posto di lavoro e lo Stato come risposta gira lo sguardo.

Non stiamo parlando di mestieri essenziali ad un servizio pubblico come forze dell'ordine, vigili del fuoco e pronto soccorso, sono diversi ancora dalla ristorazione e dai bar; obbiettivamente la spesa la si può fare in qualunque momento della settimana, la domenica non è MAI stata indispensabile e non lo è ancora oggi.
Secondo questa logica contorta anche gli sportelli della Pubblica Amministrazione, i Tribunali e perchè no gli uffici in genere dovrebbero rimanere operativi nei giorni festivi, vi immaginate quanti processi ed atti verrebbero svolti in più?!?! 
La Domenica è Sacra, non solo dal punto di vista religioso ma Etico, in quanto è l’unico giorno nel quale si ha la possibilità di godersi le cose più importanti in assoluto: la FAMIGLIA e gli AMICI.
Del resto siamo gente che lavora per vivere e non il contrario!
Aprendo la domenica non si porrà rimedio alla crisi in quanto il numero delle vendite verrà spalmato per 7 giorni invece che per 6.. quindi dov’è il guadagno? 
Le spese saranno maggiori (un giorno in più di luce, gas, acqua, e ovviamente TASSE per non parlare delle paghe ai dipendenti…)
L’apertura domenicale non fa bene a nessuno e non serve essere un economista per capirlo! 
Cestaro, in un’aula universitaria a Padova, davanti agli studenti di economia, nell’ambito del corso di strategia d’impresa del professor Giovanni Costa ha affermato: «Con le aperture domenicali anche chi abita lontano dalle città finisce per spingersi nei centri commerciali. E gli acquisti nei negozi periferici si stanno limitando a pochi articoli, il latte e il pane. E quei negozi stanno chiudendo in modo pesante». 
Noi italiani copiamo sempre il peggio dal resto del mondo in particolare gli americani, che dopo le aperture domenicali hanno sentito l'esigenza dei "drugstore" aperti 24 ore su 24...

Per tutte le persone ignoranti che affermano "hanno scelto loro di lavorare lì...", occorre precisare che non hanno certo scelto di essere schiavizzati per 1000 euro al mese, lavorando costantemente i festivi senza godersi la propria Vita.
Molti di quei ragazzi con la polo colorata sulla quale è impresso il marchio del centro a cui appartengono hanno degli obblighi da rispettare, chi il mutuo, chi l'affitto, chi le rate della macchina, chi la famiglia e chi soltanto il piacere di voler passare almeno un giorno su sette con i propri amici; insomma hanno una Vita al di fuori del lavoro, o almeno vorrebbero averla...
La situazione più demoralizzante a cui sono costretti i dipendenti dei commercio è l'obbligo di lavorare durante le festività socialmente più importanti come il Natale, il Capodanno, Pasqua, Ferragosto ma la beffa peggiore avviene proprio in onore della festa dei lavoratori!! 
Quando l'Italia si ferma per festeggiare e godersi una giornata di festeggiamenti, i centri commerciali imperterriti rimangono aperti, neanche vendessero farmaci salva vita.
Il lavoro domenicale ha portato un'ulteriore grave problema nelle famiglie con figli, peggio ancora se numerose. E' proprio in questi giorni festivi che i lavoratori si trovano più in difficoltà, dal momento in cui asili e baby parking si godono il meritato giorno di chiusura, i genitori non possono fare altro che sballonzolare i propri bimbi alla ricerca di qualcuno che possa prendersi la briga di occuparsene per tutta la festività; anche in questo caso le amministrazioni comunali ignorano i bisogni delle famiglie fregandosene altamente.

Quale alternativa possiamo adottare?

Ammettere un'errore non è un delitto, ma soltanto un atto di intelligenza.
Le liberalizzazioni folli non hanno portato risultati positivi, quindi sarebbe opportuno fare un passo indietro e tornare alle normali aperture settimanali nelle quali gli esercizi venivano incontro ai bisogni dei consumatori con orari di apertura persino "extra large". 
Se in 12 ore su 24 di apertura, 6 giorni su 7 il cliente non riesce a trovare il tempo di fare la spesa, allora i problemi sono altri...
In particolari esigenze territoriali o turistiche si possono sempre prevedere le aperture straordinarie come nei periodi natalizi, pasquali o in altre festività comandate.
Occorre inoltre fissare un tetto massimo di domeniche lavorative anche ai lavoratori del commercio, dando la possibilità ad ognuno di loro di potersi godere la domenica come meglio crede.
Proporre un piccola maggiorazione DE-TAX da applicare direttamente sul costo dei prodotti acquistati i giorni festivi; come fosse il costo del coperto per i ristoranti o la maggiorazione notturna per le farmacie, questa piccola somma andrebbe direttamente nelle tasche del dipendente a cui verrebbe riconosciuto un contributo simbolico per il  lavoro straordinario.
Questi piccoli provvedimenti certo non andranno a risolvere le cause della crisi (che per altro sono manovrate da esperti burattinai), ma in questo modo si tornerebbe a rivedere lungo la settimana negozi con più gente, dipendenti un pò meno demoralizzati e durante le domeniche genitori giocare con i propri bambini, sportivi liberi di correre o pedalare su strade non trafficate, parchi coperti di teli per i pic-nic e per i religiosi un'occasione per ritrovarsi nuovamente trai banchi delle chiese durante le messe.

Liberare la domenica si può.

Marcello Cestaro, il patron del colosso commerciale Unicomm, fa partire dai suoi punti vendita una svolta "pro famiglia", affermando che la sua impresa ha prima di tutto un'etica ed una funzione sociale, così decide la chiusura festiva per i suoi 500 punti vendita. Altre catene commerciali sono pronte a seguire il suo esempio, ed in politica qualcosa si muove.
Il titolare dei supermercati “Famila”, gruppo Unicomm, trascorse le festività pasquali ha inviato una lettera ai propri dipendenti annunciando che già a partire dal 12 maggio avrebbe tenuto chiuso la domenica e durante le festività, per quattro principali motivazioni: per i Collaboratori in modo che alla domenica possano dedicare più tempo alla propria famiglia, per la Clientela perchè viene offerta molta più convenienza nel fine settimana e molti più sorrisi nei giorni feriali ed infine per il Territorio e l'Ambiente, diminuendo così drasticamente il traffico merci per i rifornimenti e riducendo l'inquinamento causato dalle automobili.
Per dire basta a tutto ciò sono state sottoscritte più di 150.000 firme raccolte soltanto in cinque mesi, ad un ritmo di oltre mille sottoscrizioni al giorno, per promuovere una legge di civiltà che freni l’eccesso di aperture domenicali e festive delle attività commerciali, restituendo dignità ed equilibrio a imprenditori e lavoratori del settore.
Si conclude così con successo l’iniziativa “Libera la domenica”, depositando presso la Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare per cambiare la normativa sulle liberalizzazioni e riportare nell’ambito delle competenze delle Regioni le decisioni sulle aperture degli esercizi commerciali

Ti sei accorto anche tu che la domenica è fatta per riposarsi e non per visitare i centri commerciali?
Allora smetti di fare la spesa nei giorni festivi, prediligi gli acquisti nei piccoli negozietti e fai leggere questo articolo anche ai tuoi amici!

Prima di concludere ti invitiamo a leggere questa storiella che forse ti aiuterà ad aprire gli occhi su certi aspetti della Vita quotidiana a cui non sempre facciamo troppo caso…


Figlio: "Papà, posso farti una domanda?"
Papà: "Certo, di cosa si tratta?"
Figlio: "Papà, quanti soldi guadagni in un ora?"
Papà: "Non sono affari tuoi. Perché mi fai una domanda del genere?"
Figlio: "Volevo solo saperlo. Per favore dimmelo, quanti soldi guadagni in un ora?"
Papà: "Se proprio lo vuoi sapere, guadagno $100 in un ora"
Figlio: "Oh! (con la testa rivolta verso il basso)
Figlio: "Papà, mi presteresti $50?"
Il padre si infuriò.
Papà: "La sola ragione per cui me lo hai chiesto era per chiedermi in prestito dei soldi per comprare uno stupido giocattolo o qualche altra cosa senza senso, adesso tu fili dritto per la tua stanza e vai a letto.
Pensa al perché stai diventando così egoista. Io lavoro duro ogni giorno per questo atteggiamento infantile.

Il piccolo bambino andò in silenzio nella sua stanza e chiuse la porta.
L'uomo si sedette e diventò ancora più arrabbiato pensando alla domanda del ragazzo. Come ha avuto il coraggio di farmi una domanda simile solo per avere dei soldi?
Dopo un ora o poco più, l'uomo si calmò, e cominciò a pensare:
Forse c'era qualcosa che aveva davvero bisogno di comprare con $50, non chiede dei soldi molto spesso.
L'uomo andò nella stanza del piccolo bambino e aprì la porta.

Papà: "Stai dormendo, figlio?"
Figlio: "No papà, sono sveglio".
Papà: "Stavo pensando, forse sono stato troppo duro con te prima. È stato un giorno faticoso per me oggi e mi sono scaricato su di te. Questi sono i $50 che mi hai chiesto".
Il piccolo bambino si sedette subito e cominciò a sorridere.
Figlio: "Oh, grazie papà!"                                                                                                         


Da sotto il  cuscino tira fuori delle banconote stropicciate. L'uomo vide che il bambino aveva già dei soldi, e iniziò ad infuriarsi di nuovo. Il piccolo bambino iniziò lentamente a contare i suoi soldi, e dopo guardò il padre.

Papà: "Perché vuoi altri soldi se ne hai già"?
Figlio: "Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso si".
"Papà, ho $100 adesso. Posso comprare un ora del tuo tempo? Per favore vieni prima domani. Mi piacerebbe cenare con te."

Il padre rimase impietrito. Mise le sue braccio attorno al suo bambino e lo implorò di perdonarlo. Questa è solamente una storia per ricordare a tutti voi che non bisogna sempre lavorare così duramente nella vita. Non ci rendiamo conto che il tempo ci scivola via tra le dita senza averne speso un po' con le persone più importanti della nostra vita, quelle vicino ai nostri cuori. Ti ricorderai che $100 valgono il tuo tempo con la persona che ami? 

Se noi morissimo domani, la società per cui lavoriamo ci potrà facilmente sostituire in qualche giorno. Ma la famiglia e gli amici che ci lasciamo dietro sentiranno la mancanza per il resto delle loro vite. E inizia a pensarci, noi mettiamo tutto ciò che abbiamo sul lavoro piuttosto che sulla nostra famiglia.



Tratto dal Diario di Prince